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giovedì 05 ottobre, 2017

La Randonée Reale: un esempio di ciclismo sostenibile in Campania

La Randonée Reale: un esempio di ciclismo sostenibile in Campania

Il primo ottobre del 2017 potrebbe essere ricordato in futuro come una data importante per il movimento ciclistico in Campania. Ha avuto luogo, infatti, la Randonnée Reale (la Rando Reale), un evento nel quale si è realizzato quel delicato equilibrio tra manifestazione sportiva, valorizzazione culturale del territorio e turismo alternativo che potrebbe, se opportunamente sviluppato, essere un volano di sviluppo per la pratica del ciclismo nella nostra Regione. Non una Granfondo, né un festival della bici, ma un modello ben organizzato di ciclismo sostenibile.

 

La Rando Reale ha soddisfatto gli appetiti dei cultori delle lunghe distanze (i 200 km), senza essere elitariamente eccessiva (l’effetto delle randonee estreme, ma con pochi numeri), e i desideri di coloro che preferiscono percorsi di brevi (i 100 km), ma non meno impegnativi. Questo equilibrio sportivo si è saldato con un’offerta turistica di qualità, in luoghi di grande pregio naturalistico e culturale collocati in gran parte nella provincia di Caserta, con uno sconfinamento in quella di Benevento.  La Rando Reale ha permesso l’esplorazione della Reggia di Caserta e dell’Acquedotto Carolino e la riscoperta di borghi unici, come Sant’Agata de’ Goti, Ruviano, Caiazzo, Pietravairano, Rocchetta e Croce,  disvelando valori paesaggistici e culturali poco conosciuti, anche a chi vive in Campania. Unico è stato il passaggio nella Reggia di Caserta, tra le fontane e i giardini, reso possibile grazie alla intelligenza e alla vision del direttore Felicori. Unica, la pedalata sull’Acquedotto Carolino, un monumento che si attraversa dal basso, senza aver idea della sua architettura dall’alto e della bellezza del bosco di castagne dal lato opposto alla chiesa di San Michele verso Bagnoli in direzione Sant’Agata de’ Goti, proprio nei luoghi della mela annurca. Il tutto con partenza e arrivo a Castel di Sasso, in una location ideale per raggiungibilità e per attrezzature disponibili (una menzione speciale merita la piscina comunale molto attrezzata, da far invidia a più blasonati impianti di Napoli e dintorni).

 

Il bello di una Randonée, dice il mio amico e punto di riferimento in bici, Mimmo Tranchese, sta nel fatto che ciascuno può farla come gli pare. Puoi andare veloce, puoi andare lento. Puoi fermarti, riposare, scattare una foto, guardare un paesaggio, un monumento, senza che importi la classifica. In fondo, l’unica cosa che conta è completare il percorso con il tuo gruppo, oppure con il gruppo che si forma in quel momento sulla strada. Il ciclismo della Randonnée è lento, perché ama perdersi e attraversare i luoghi, abitandoli. Non sempre l’esperienza di una Randonnée corrisponde a questo ideale. Non basta, infatti, tracciare un percorso, costruire la roadbook e qualche punto di ristoro. L’’effetto Randonnée’ si raggiunge grazie ad una accurata preparazione dell’evento e alla sua realizzazione. Ci vuole coraggio e applicazione. Bisogna insistere e curare i dettagli, tessere la tela delle relazioni con gli enti, le associazioni, le imprese del territorio, in modo che possano essere moltiplicati i benefici dell’evento. Con la Rando Reale, gli organizzatori (l’ASD Veloclub Ventocontrario e, in modo particolare, Giuseppe Gallina e i suoi collaboratori) sono riusciti nel costruire il ‘miracolo’ di una manifestazione ben progettata ed organizzata che, potendo contare anche sul favore delle condizioni atmosferische, è riuscita abilmente a raggiungere il suo target di riferimento, beneficiando della partecipazione di tanti gruppi ciclistici. Aggiungerei che la formula Rando Reale è riuscita nell’intento di coinvolgere i ‘veri gruppi ciclistici’ che operano nel territorio campano, lo ‘zoccolo duro’ della pratica del ciclismo locale, quel tessuto di associazioni, talvolta polverizzate in mille sigle, che costituisce l’invisibile architettura (almeno a chi non si allena in bici) del ciclismo in Campania. A costoro è stato offerta una tracciatura accurata del percorso, con indicazioni chiare della direzione, negli snodi più importanti del circuito; una esperienza paesaggistica e culturale significativa e punti di ristoro adeguati con provvigioni e rifornimenti opportuni. Con i miei ho partecipato al percorso corto e ci siamo divertiti molto, riscoprendo monumenti e paesaggi della nostra regione carichi di storia e di ricchezze paesaggistiche. Ce la siamo presi comoda, muovendoci con il nostro passo, badando ai luoghi, ai suoi valori, ai suoi scenari, lasciandoci sorprendere ad ogni curva, da ogni salita, al completamento di ciascun rettilineo, sino al termine del giro.

 

Naturalmente non siamo di fronte ad un modello ‘perfetto’. La Rando Reale, come qualsiasi evento può essere migliorato e ci auguriamo che lo sia. C’è, infatti, molto da fare sia per il prossimo anno e per sviluppare alcune delle ‘promesse’ già contenute del progetto. Ci limitiamo a qualche idea: a) l’allineamento tra la traccia GPS e le frecciatura del percorso (si può ancora lavorare su questo versante per evitare disconnessioni che creano ‘ambiguità’) b) i ristori, che a volte soprattutto per gli ultimi gruppi non hanno potuto assicurare dei rifornimenti adeguati, non tanto per l’acqua, ma per l’offerta di pietanze c) la sicurezza delle strade, che richiederebbe un investimento ed un impegno da parte degli enti locali (non una-tantum, come accade quando si fanno passare manifestazioni sportive più importanti) nell’ottica del recupero delle strade (l’ARI promuove il progetto Riciclovie) d) lo sviluppo de pre o del post Randonnèe, favorendo, nel tempo l’organizzazione di eventi e manifestazioni collaterali. Per esempio, il convegno ARI nel corso della passata stagione a Teano è stata un’occasione molto importante di riflessione per ciclisti e anche per gli amministratori locali. D’altronde, si potrebbe recuperare anche l’idea di uno spazio espositivo nei luoghi di partenza e di arrivo, sulla falsariga di altre manifestazioni sportive, nelle quali l’indotto della bici può avere un suo spazio di riconoscimento. In questo senso, anche l’idea del festival della bici potrebbe essere recuperata, inserendola, tuttavia, in un contesto di connessione con un evento di pratica ciclistica. La strada, però, è tracciata: il ciclismo sostenibile è possibile anche in Campania.

 

Paolo Landri (Primo Ricercatore del CNR)

ASD Life HD Rock Team

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