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martedì 01 gennaio, 2013

Caro benzina, gli italiani comprano biciclette (come in Grecia)

Secondo l’ultimo rapporto Censis, negli ultimi due anni 3 milioni e mezzo di italiani ne hanno comprata una, preferendo cestino e campanello alla spese crescenti per benzina e assicurazione. Pedalare e lasciare l’auto in garage: queste le parole d’ordine per risparmiare. È quello che è accaduto anche in Grecia.

 

Se il simbolo del miracolo italiano degli anni Sessanta era l’automobile, quello della crisi del ventunesimo secolo è senz’altro la bicicletta. Secondo il 46esimo rapporto Censis, negli ultimi due anni 3 milioni e mezzo di italiani ne hanno comprata una, preferendo cestino e campanello alla spese crescenti per benzina e assicurazione. Pedalare e lasciare l’auto in garage: queste le parole d’ordine per risparmiare. E la percentuale di famiglie con più di una macchina è scesa dal 33,4% del 2010 al 32,1% del 2011.

 

Una reazione alla crisi economica, ma anche una svolta salutista. Come dimostra l'indagine “Termometro della sostenibilità” realizzata da Wwf e Grow the Planet, gli italiani diventano sempre più sobri. Così sostenibilità e risparmio iniziano a contare di più nelle scelte quotidiane. Inclusa quella di preferire la bicicletta a impatto zero (anche sul portafoglio) al costoso motore dell'auto. E non è un caso, forse, che le più vendute siano proprio le city bike, quelle usate per andare a lavoro o a scuola.

Lo scorso anno per la prima volta le vendite di bici hanno superato quelle delle auto: 1.748.143 vetture immatricolate contro 1.750.000 bici vendute. Un distacco minimo, che però mostra la distanza dai ruggenti anni del boom, quando le quattro ruote erano non solo un mezzo per muoversi ma anche simbolo di arricchimento e benessere. A distanza di più di cinquant'anni, secondo i dati Censis, il 65,8% degli italiani ha ridotto invece gli spostamenti in auto e scooter per risparmiare sulla benzina. E da gennaio a settembre 2012 il mercato dell’auto ha registrato un calo delle immatricolazioni del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

E se proprio all'auto non si può rinunciare, tanto vale fittarne una per qualche ora. Il fatturato dell’industria del noleggio dei veicoli, che si attesta intorno ai cinque miliardi di euro, è aumentato del 2,2% tra il 2010 e il 2011. A crescere è anche il numero degli addetti del settore, con un più 3,3% tra il primo trimestre del 2011 e il primo trimestre del 2012.

È quello che è accaduto anche nella Grecia sull'orlo del crac. Tra il costo dei pedaggi stradali alle stelle e il caro benzina, ad Atene in molti hanno deciso di appendere la macchina al chiodo e affidarsi ai pedali. Tanto che il numero di automobili per le strade greche è calato del 40% all’anno negli ultimi due anni, mentre la vendita delle biciclette nel 2011 è cresciuta del 30% in più dell’anno precedente. I rivenditori di biciclette, caschi e ginocchiere nel centro della capitale greca sono spuntati come funghi. E nel 2011 quasi ogni mese si è brindato per una nuova apertura. Oggi, ogni ateniese ha almeno un negozio di bici nel proprio quartiere.

 

E in Italia? Con la benzina che sfiora i due euro e l'assicurazione delle auto che nel 2012 è aumentata in media del 6% (fonte Federconsumatori), «sempre più gente decide di recuperare vecchi modelli ritrovati in garage o in cantina», ha spiegato durante gli Stati generali della bicicletta Pietro Nigrelli, direttore del settore cicli di Confindustria Ancma (Associazione nazionale ciclo motociclo e accessori). I negozi specializzati nel restauro delle bici nel nostro Paese sono circa 2.700, sparsi lungo tutto lo stivale. «Con 100-150 euro il restyling è completo, seguendo le mode del momento: manubrio dritto, ruote colorate con lo scatto fisso, telaio riverniciato. Così si valorizzano bici vecchie ma che erano fatte su misura, con telai d'acciaio», continua Nigrelli.

Ma se non si ha una vecchia bici in cantina, tanto vale comprarne una. L'Italia è leader in Europa, con oltre 12mila addetti nel settore e una produzione superiore a 1,2 miliardi. Le bici made in Italy prodotte nel 2011 sono state 2.430.000: un calo del 4% rispetto all'anno precedente dovuto soprattutto alla concorrenza con i colleghi cinesi, che vendono le biciclette con prezzi ridotti dal 50% a un terzo rispetto a quelli italiani. A crescere, però, è stata l'esportazione delle due ruote nostrane, con un più 8,8% nel 2011 rispetto all'anno precedente. I prezzi vanno dai cento di una bici da città ai seicento euro di una mountain bike.

 

Un settore che, al contrario degli italiani, non ha risentito troppo della crisi economica, spiegano gli addetti del settore. Senza dimenticare il mercato delle e-bike, quello delle bici elettriche. Che potrebbe contare 47 milioni di unità entro il 2018, con un fatturato di 12 miliardi di dollari l'anno. Nella sfida della e-bike i grandi dell'auto sono già in pista, da Bmw agli asiatici. Anche se in Italia lo scorso anno se ne sono vendute solo 50 mila.

Quello che resta ancora da fare sono le piste ciclabili. L'Italia è al terzo posto in Europa per numero di ciclisti morti sulle strade. Ma con i tempi degli ultimi vent'anni, se si volesse costruire uno spazio dedicato alle due ruote lungo tutti i 68.267 chilometri della viabilità ordinaria dei comuni capoluogo, servirebbero 649 anni e mezzo. Allora, si spera, la crisi sarà già finita e gli italiani torneranno alle loro amate auto. O no?

 

TRATTO DA  www.linkiesta.it  Articolo di Lidia Baratta

 

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