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venerdì 04 luglio, 2014

Intervista integrale di CT a Luca Bonechi, il nuovo presidente ARI.

Intervista integrale di CT a Luca Bonechi, il nuovo presidente ARI.

- Iniziamo con le domande facili: quando ti sei appassionato al mondo delle Randonnée?

Sono entrato a far parte di questo fantastico mondo nel 2002 con la Bergamo-Roma-Bergamo. Un azzardo in quanto avevo una scarsa preparazione fisica compensata da una idea fissa insediatasi nella mia mente di provare a pedalare per 1400 chilometri non stop. Forse mi serviva una “via di fuga” da tutto ciò che, anche in campo ciclistico, veniva considerata la “normalità”. La vera passione però è maturata l’anno successivo con la Paris-Brest-Paris, la più celebrata e desiderata tra le randonnée tanto che, una volta conosciuta, è difficile prenderne le distanze. Non è un caso che il prossimo anno mi farò rapire ancora per la quarta volta dal fascino del viaggio in Bretagna e Normandia in compagnia di 6000 ciclisti provenienti da tutto il mondo. E lo farò, se ne sarò capace, con la rinnovata Nazionale Italiana Randonneurs ideata dall’ARI.

 

- Cosa significa Randonnée per te? Qual è la filosofia di fondo?

Provo a spiegarlo facendo ricorso ad uno slogan coniato dalla tribù randagia: “né forte, né piano ma sempre lontano”. E’ il gusto di pedalare senza dover sfidare nessun altro se non te stesso. L’impresa che compie il randonneur è una salutare iniezione di autostima, di controllo e di misura dei propri equilibri fisici e mentali. La strada diviene il luogo della complicità con coloro che hanno scelto, come te, di ascoltarne, giorno e notte, il respiro. Ma la strada è anche il luogo che ti porta ad incontrare il mondo che ti circonda e le persone che lo animano. Il randonnée, in fondo, ha una idea del viaggio molto simile a quello che i pellegrini del ‘500 si erano fatti inventando il Grand Tour: il viaggio come fine per soddisfare il bisogno di curiosità, di conoscenza. Il piacere dell’evasione ma anche una sfida con i tuoi limiti e le tue paure. Imparare a dare del tu alla notte andando a farle visita con un mezzo silenzioso ed imprevisto come la bici è una esperienza unica, una virtuosa provocazione.

 

- Si è chiusa un po' un'era con il passaggio del testimone da Rigamonti. Quali saranno i propositi della tua gestione?

La gestione Rigamonti, con la sua esperienza ed il suo gran lavoro, ha segnato gli anni di maggiore crescita del movimento randonneur italiano nato nel 1999 in Piemonte con l’istituzione di Randonneur Italia. Si pensi che in poco più di 10 anni si è passati da 7 organizzatori, 10 brevetti e 320 ciclisti brevettati ai 53 organizzatori, 84 brevetti e 3.133 brevettati. L’Italia è oggi, dopo il Giappone, gli USA ed il Brasile, la più importante realtà mondiale e, assieme alla Francia, la prima in Europa. Il primo proposito allora non può che essere quello di non sciupare questa bellezza, questo valore sportivo, civile ed umano coltivato nel tempo. Non è facile crescere ancora in termini di numeri. Si può comunque lavorare per far meglio in termini di qualità, varietà dell’offerta ed affermazione di una sana cultura cicloturistica.

 

- In cosa si deve migliorare?

L’attività fondante, quella dei brevetti BRM (Brevets de Randonneurs Mondiaux), per i quali l’ARI è il referente italiano di ACP (Audax Club Parisienne), comporta un ulteriore sforzo da parte delle ASD organizzatrici per offrire ai randonneurs un ventaglio di opportunità con brevetti da 200-300-400 e 1000 km ben distribuiti in tutto il paese, dotati di servizi base omogenei e percorsi godibili e sicuri. Il corretto utilizzo delle “carte gialle” (la patente del randonneur) per la certificazione del viaggio e della randocard (la carta d’identità del randonneur), nata per agevolare organizzatori e ciclisti, è fondamentale per dare ad ogni partecipante la garanzia e la soddisfazione di aver partecipato ad una manifestazione riconosciuta internazionalmente. Vi è poi una attività ormai giunta a maturazione. Mi spiego: Ari è custode di un patrimonio di grande valore costituito dalla conoscenza e tracciatura di una rete di strade secondarie ad elevata ciclabilità di oltre 20.000 km. Con l’adesione a Co.Mo.Do (Confederazione della Mobilità Dolce) ed il progetto delle Riciclovie - che abbiamo chiamato la grande rete italiana di Ciclovie ad €0, proprio per il fatto che non necessita di grandi investimenti volti a costruire nuove strade protette, ma di una chiara volontà da parte di istituzioni, enti ed associazioni di affrontare il vero problema della mobilità extraurbana e cioè la convivenza tra utenti della strada che utilizzano mezzi diversi per il proprio spostamento - Ari si candida a divenire un serio interlocutore per le istituzioni che, prima o poi, si dovranno pur accorgere che nel nostro paese esiste già una grande rete di godibili strade “condominiali” frequentate da un numero crescente ciclisti e cicloturisti che hanno il diritto di essere presi in considerazione e tutelati sul piano della sicurezza e delle loro esigenze di viaggio. Ciò che noi chiamiamo “strade condominiali” non sono altro che le “strade verdi” più volte raccontate dalla vostra rivista. Potremmo, in tal senso, dar vita ad azioni e progetti comuni.

 

- In che modo si possono ottenere gli obiettivi che vi siete prefissati?

Con il lavoro di un collettivo, fatto di organizzatori di brevetti, che ha le idee chiare, la volontà di comprendere le motivazioni che spingono taluni alla critica e di accogliere i suggerimenti costruttivi nella consapevolezza di essere molto, ma solo una parte, se pur grande, di un movimento in crescita inarrestabile.

 

- L’Ari, pur non essendo una federazione, chiede a chi vi aderisce una quota annuale. Quali saranno i costi derivanti dall’adesione ad Ari?

l’ARI è una Associazione che riunisce le ASD che intendono liberamente aderirvi per organizzare principalmente brevetti BRM con omologazione ACP. L’esistenza in vita di ARI ha una ragione solo se è strumento utile per le società che hanno, tra le loto attività, anche l’organizzazione di brevetti BRM/ACP. L’adesione ad una associazione comporta il pagamento di una quota. Non ho conoscenza di realtà dove l’adesione sia gratuita. Recentemente è stato approvato un nuovo Statuto con lo scopo di allargare la base societaria ed ottenere il riconoscimento, come Onlus, della personalità giuridica. In questo modo, senza sovrapporsi al ruolo degli Enti della Consulta, intendiamo rappresentare al meglio il variegato mondo che si riferisce al cicloturismo ed alla mobilità dolce. I costi per l’adesione verranno stabiliti dalla prossima Assemblea dei Soci e saranno sicuramente accessibili, il minimo vitale per garantire il funzionamento di una associazione nazionale di volontari che non ha altre fonti di approvvigionamento finanziario. E non è detto che tutte le attuali 58 società organizzatrici divengano immediatamente Soci: si attingerà dall’Albo delle ASD esaminando, tra quelle che faranno richiesta di adesione, le ASD con buona esperienza ed affidabilità. Ciò non significa che una ASD non socia non possa presentare nel 2015 domanda per organizzare un brevetto BRM/ACP.

 

- Quali saranno invece le prestazioni e i vantaggi per chi vi aderisce?

Chi fa parte di una associazione ha diritto di parola e di voto e pertanto ne determina le scelte fondamentali. I servizi resi poi non sono dissimili da quelli generalmente pensati e prestati a tutti gli organizzatori di brevetti a partire dal portale web che verrà reso più ricco di contenuti e servizi ed interattivo con la creazione della “community dei randagi” e del Club della Nazionale Italiana che è in via di ricostituzione per il prossimo ciclo dei 4 anni.

 

- Proviamo a fare il punto sui costi. L’Ari le ha stabilito le quote di iscrizione delle sue prove in 10 euro (se il ciclista fa la preiscrizione) o 13 euro (se ci si iscrive prima del via). Molti organizzatori “indipendenti” considerano la quota eccessiva. Come si pone l'Ari nei confronti di questi organizzatori?

I costi per la partecipazione alle randonnée, così come le regole, sono comuni a tutte le realtà mondiali che organizzano brevetti BRM/ACP e pertanto non sono inventati da ARI. Vanno dalle 10 € per le distanze da 200 km, fino alle 20 € per i 600 km. Se si tiene conto dei servizi resi dalle ASD ed alle cifre che circolano nel mercato delle granfondo e delle cicloturistiche, sono costi del tutto contenuti. La quota potrebbe essere considerata eccessiva solo nel caso ci si riferisse a brevetti autogestiti dove il ciclista viaggia in piena autonomia e l’organizzatore ha solo l’obbligo di certificare partenza ed arrivo senza dover fornire alcune servizio se non il road book. E’ ovvio che da parte di ARI vi è rispetto per chiunque organizzi manifestazioni che non prevedono l’omologazione ACP. Ci mancherebbe! Lo spirito randagio è uno spirito libero e le strade sono di tutti. Io sono perché ognuno dia sfogo alla propria creatività anche per il fatto che ogni iniziativa fatta con passione costituisce una ricchezza. Mai però è priva di regole, se pur minimali. Ari, a tal proposito, è tenuta a rispettare e a far rispettare le regole condivise con ACP. Niente di male se chi le considera non congeniali ai propri progetti se ne dia di proprie: il mondo è grande e “le vie del Signore sono infinite”. L’importante è chiamare ogni cosa con il proprio nome, non sentirsi concorrenziali o addirittura depositari della “verità randagia”.

 

- Perché alcune prove, anche importanti (penso alla Repubbliche Marinare appena disputata), non sono omologate Acp? E' solo un problema legato ai costi dei tesserini?

Intanto va chiarito che le distanze superiori a 1000 km non sono omologate da ACP (ad eccezione della Paris-Brest-Paris) ma bensì dall’Associazione “Les Randonneurs Mondiaux” che organizza tutti i referenti nazionali tra i quali ARI alla quale è demandata la responsabilità regolamentare e di validazione. Dette manifestazioni si svolgono con carte di viaggio diverse dalle famose carte gialle prodotte, in genere, dagli stessi organizzatori, ed hanno costi di partecipazione variabili liberamente stabiliti dagli stessi. Non credo poi che il costo di 1€ della carta gialla (peraltro non richiesta nei brevetti RM) e che ARI acquista da ACP, possa costituire un peso tale da scoraggiare le società ad organizzare una manifestazione. La porta di ARI è aperta per tutti coloro che intendono organizzare brevetti: basta parlarne e definire modalità di svolgimento compatibili con i regolamenti di RM.

 

- C'è da parte vostra l'intenzione di “assorbire” queste corse?

Da parte di ARI non vi è assolutamente l’intenzione di “assorbire” alcuna iniziativa da qualunque parte essa possa provenire e, anche se avessimo questa intenzione, troveremmo una giusta e forte resistenza da parte di organizzatori orgogliosi della loro creatura. Ripeto: se una ASD intende organizzare un brevetto di lunga distanza con omologazione RM può farne richiesta ad ARI e, ove vengano rispettate le regole fondamentali dettare da RM, saremo ben lieti di proporne l’inserimento nel calendario internazionale. Quest’anno abbiamo in programma tre prove di lunga distanza: l’ottava edizione di Sicilia non stop il 17 giugno, il Giants Tour Brevet a Biella il 19 luglio ed “Oltre i 1000” ad Oderzo il 29 agosto. Nel 2016 sarà di nuovo la volta della ultramaratona italiana più importante: la 1001Miglia giunta alla sua quarta edizione.

 

- In questo senso, si potrebbe arrivare a formare una federazione cicloturistica come avviene in Francia, con la FFCT che raccoglie tutto quello che non è agonistico?

Non escludiamo nulla anche se sarebbe già un bel passo in avanti adottare da parte di tutti gli Enti della Consulta un uguale regolamento per lo svolgimento dei brevetti Randonnée.

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