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Racconti

lunedì 12 luglio, 2021

Sicilia No Stop 2022,

Mille emozioni per mille chilometri.

di Nese Maurizio
Sicilia No Stop 2022,

Sicilia No Stop 2022, mille emozioni per mille chilometri.

Come ogni randonnée over mille anche questa, richiede una certa preparazione atletica un equipaggiamento adeguato e una buona dose di spirito randagio, per la verità quello non manca mai. Non vedevo l’ora di staccare dalla routine del lavoro per immergermi in tante ore di pedalate circondando tutta l’isola in senso antiorario, con il mare sempre a destra per ritornare allo stesso punto di partenza. Basta solo quest’idea per riempire le mie vene di sana adrenalina. Come sempre mi preparo giorni prima, nei ritagli di tempo, dopo la pausa pranzo entro nel mio garage e comincio a pensare a cosa potrebbe servirmi poi durante il viaggio, sono moltissime le cose a cui presto attenzione, sia dal punto di vista meccanico che logistico. Questa volta, facendo tesoro delle esperienze passate decido di organizzare il bikepacking in maniera differente, anziché usare una borsa posteriore utilizzerò una borsa da telaio centrale, togliendo un po' di spazio alle borracce, ma risolvendo con dei portaborracce che si caricano lateralmente e usandone due da mezzo litro. La borsa centrale ha una capienza di ben 9 litri e mi consente di avere tutto a portata di mano. Inoltre i pesi sono ben distribuiti e contribuiscono ad abbassare il baricentro, cosa che aiuta molto a stabilizzare la bici nelle discese. Poi aggiungo una borsetta piccola sul manubrio e una piccola nel sottosella per attrezzi e camere d’aria di riserva. Questa volta porterò dietro anche un copertoncino di scorta, come dice Mario Rago conviene sempre averlo dietro in caso di rottura di un copertone. Poi oltre all’equipaggiamento meccanico porto con me dei kit medici, un cuscino gonfiabile per i microsonni, caricabatterie e powerbank, cavi usb e microusb, servono sempre per caricare luci e quant’altro e un po' di abbigliamento tecnico come manicotti e gambali e una giacca in goretex. Dovrebbe essere tutto, tanto poi mi mancherà sempre qualcosa, ma almeno avrò con me tutto il necessario per arrivare alla fine. Inoltre avrò a disposizione ben due bagdrop per cambiarmi e fare una doccia. Ho deciso di usare gli alberghi convenzionati a Porto Empedocle e Mascali per la doccia e per dormire un pochino giusto per ricaricarmi un po' prima di affrontare le strade Siciliane. Per esperienza avendo già fatto lo stesso percorso nel 2018 conosco bene i pericoli da affrontare, e sinceramente la strategia di dormire poco o nulla, non va bene, perché serve tantissima lucidità e concentrazione per arrivare sani e salvi all’arrivo. Sistemato tutto non resta che partire, per l’organizzazione dei traghetti e della casa che farà da campo base ci penserà Gennaro Laudando, che come sempre riesce a trovare la soluzione migliore. La casa la troviamo nel centro di Terrasini a pochi metri dal mare, e il traghetto lo prendiamo con largo anticipo, così abbiamo tutto il tempo per goderci la spiaggia spettacolare di Terrasini.  Inoltre formiamo un bel gruppo, composto dai migliori randagi che abbiamo in Campania, insieme a me c’è Mario Rago, Giuseppe Volzone, Salvatore D’Aiello e Gennaro Laudando, poi si accoderanno  Anita Sollo, Agostini Donato e Giuseppe Gallina. Siamo assortiti bene, chi è più allenato e chi meno, ci penserà poi la strada a fare il resto, conviene sempre fare dei gruppetti piccoli con persone che hanno più o meno lo stesso livello di allenamento per ottimizzare i tempi morti. Io sono un po' un caso a parte, non sono bravo a stare a ruota, quindi molto spesso mi capita di farmi dei pezzi di strada anche lunghi in solitaria, ma poi qualche gruppetto lo becco sempre. Insomma dopo una bella ed abbonante cena a Terrasini con tutto il gruppo al completo ci ritroviamo tutti alla partenza, timbriamo e partiamo subito spediti, per i primi km siamo compatti, io e Donato andiamo subito avanti a fare l’andatura, sarà l’emozione ma sbaglio subito strada senza accorgermene mi ritrovo di circa 6 km fuoripercorso, e dietro di me pure chi ci stava seguendo, per fortuna ci chiama sul cellulare Gennaro Laudando chiedendoci dove eravamo finiti, così capiamo subito di aver fatto circa 10 km in più e ancora non era manco iniziata la Randonnèe.  Dopo un po' recuperiamo e ribecchiamo il gruppo, Peppe Gallina ci guarda e ride, chiedendomi come diavolo abbia fatto a sbagliare strada in così pochi km e su una strada dritta.  Ebbene me lo chiedevo anche io, ma era già acqua passata, prendiamo la strada per arrivare a San Vito lo Capo, il paesaggio è bello da togliere il fiato, il mare di un blu profondo, scogliere immerse in tanto verde e giallo, arrivati alla punta in lontananza si scorge anche l’isola di Ustica. Sono appena le 11:00 e il sole inizia a picchiare duro, inoltre il vento non molla un secondo, a parte pochi tratti di strada in cui è a favore, poi è sempre contrario, anche quando cambiamo direzione, lo ritroviamo contrario,  io mi stacco dal gruppo, con quel vento non è facile stare a ruota, da Trapani in Poi me la faccio in solitaria, cerco di aumentare il passo per arrivare a Porto Empedocle prima possibile, in questo modo dopo una doccia e una buona cena avrò a disposizione almeno 3 o 4 ore di sonno. Così faccio, stringo i denti e giù a menare, da solo e con il vento in faccia, attraverso Marsala, Mazzara del Vallo, Triscina, Porto Palo dove mi perdo di nuovo, ma questa volta me ne accorgo prima, poi Sciacca e finalmente Porto Epedocle. Sono le 21:30 ho un sacco di tempo a disposizione e ne approfitto, tutto secondo i piani. Doccia, cena, caricabatterie e subito a nanna. Nel frattempo mi raggiungono Anita e Donato, stravolti anche loro per il forte caldo e il vento contrario, loro avendo portato un passo più lento hanno meno tempo per riposare. La sveglia alle 3:30 già suona e subito si parte, con le luci e la giacca rifrangente, si accodano anche Donato e Anita, e da questo punto in poi non ci molleremo più, salvo in poche occasioni in cui io mi stacco un pochino, ma per quasi tutto il tempo saremo un trio randagio con i controfiocchi. La notte in Sicilia è sempre fresca, serve la giacca in goretex e anche manicotti e gambali, avanziamo compatti, Donato e Anita avanti io un po' più indietro faccio da fanalino di coda, Donato è bravissimo a dare la ruota ad Anita e lei brava a tenerla, in questo modo riesce a risparmiare preziose energie e a mantenere un buon passo, io seguo e calo il mio passo, in questo modo risparmio anche io parecchie energie, avanziamo tutta la notte senza mai fermarci,  fino a Gela, dove arriviamo alle 7:30 e facciamo una bella colazione. Il trio randagio funziona alla grande, Donato ha grande esperienza e sa gestire ogni situazione, ha fatto scuola con Giuseppe Leone, e se ne vedono i frutti, da come sgrida Anita quando non mangia o quando perde la ruota, “MAGNAAA, STAI A ROTAAAA”. Anita ha un carattere dirompente, e si sfoga chiacchierando, da parte sua Donato è molto paziente, ascolta parola per parola tutto quello che dice Anita che a un certo punto diventa come la radiolina del gruppo, io invece sono calmo e tranquillo e ascolto i loro frequenti battibecchi. Donato: “STAI A ROTAAA”  Anita: “IO TE LA BUCO LA ROTAA” più o meno è così che siamo andati avanti. Arriviamo a Marina di Ragusa e sono le 10:30, il caldo comincia di nuovo a farsi sentire, questa volta in maniera ancora più pesante, Pozzallo e poi Portopalo, poche soste e ritmo costante, siamo sempre il trio randagio al completo, sosta breve arancino e via fino a Siracusa dove ci aspetta il ristoro sull’Isola di Ortigia, uno dei posti più belli che abbiamo attraversato, Donato voleva andare subito via, ma io e Anita insistiamo per visitare almeno la Piazza di Ortigia, davvero bella, il tempo di una foto e andiamo via, vedo Anita perdere qualcosa, tipo un braccialetto, mi fermo per raccoglierlo e penso meno male che ero dietro di lei, altrimenti avrebbe perso questo braccialetto per sempre, poi scopro  che è un regalo di Pamela e Imma, un portafortuna importante, mi sono sentito un po' angelo custode in quel momento.  Sono le 17:30 e il traffico della città è infernale, bisogna stare attenti, le strade sono strette e dissestate, un po' di pista ciclabile ci dà un attimo di tregua dal traffico. Ma poi dobbiamo attraversare Catania sono le 21:30, stessa lotta contro il traffico, ma arrivati ad Acireale anziché scendere di nuovo nel traffico dei paesi costieri restiamo sulla statale passando da Giarre, dove attraversiamo diversi tratti con basolati, non è il massimo per polsi e schiena, ma ce la facciamo a scollinare e poi arrivare a Mascali dove ci aspetta una doccia e un po' di riposo. Questa volta i km fatti sono di più e arriviamo all’una di notte. Abbiamo meno tempo per dormire e più km da affrontare il giorno dopo. Ma un paio d’ore ci vogliono per ricaricare i telefoni e per riposare le gambe che sono diventate come due pietre.  Siamo stanchi ma il morale è alto, ho due compagni di viaggio fantastici, a volte mi sembra di vivere in un videogioco. Questa volta la sveglia suona, ma decido di prendermi una mezzoretta in più non ci penso proprio a rimettermi a pedalare, con calma mi sveglio alle 4:30 e partiamo per le 5:00 abbiamo il tempo a disposizione, invece di correre dietro al tempo questa volta il tempo ce lo prendiamo e lo usiamo minuto per minuto. Il trio randagio è di nuovo on the road, la mattina è fresca e si pedala bene fino a Messina, dove facciamo colazione, sono appena le 8:30 e incontriamo anche Gennaro Laudando con Mario Rago Peppe Gallina e Giuseppe Volzone. Loro hanno dormito di meno, ma hanno fatto più soste di noi, per recuperare, Gennaro è quello più allenato ed insieme a Mario danno alternatamente la ruota a Giuseppe Gallina e Giuseppe Volzone meno allenati. Alla fine i nostri percorsi si incrociano nonostante adottiamo strategie diverse, questo è il bello delle randonnée, alla fine ti ritrovi sempre. Solo Salvatore D’Aiello era più avanti non avendo dormito quasi per nulla. Continuiamo dopo lo stretto verso Cefalù ma per arrivarci mancano molti chilometri, intanto il percorso si fa di nuovo spettacolare, con le isole eolie sulla nostra destra e tutta la strada costiera settentrionale della Sicilia fatta di tanti Sali e scendi e panorami mozzafiato. Ogni paesaggio ha l’effetto magico di cancellare la fatica anche solo per un momento, e andiamo avanti spediti. La stanchezza dopo tante ore in sella si fa sentire, io e Donato la gestiamo bene, Anita inizia un po' a perdere colpi in salita, Donato fa un gesto che non dimenticherò mai, stacca la borsa posteriore di Anita, che pesava almeno 5 kg, e se la mette sulle spalle, io gli dico ma sei sicuro, vedi che pesa, ma lui aveva già deciso, in questo modo Anita avrebbe fatto la salita di Tindari agilmente e noi avremmo guadagnato molto tempo sulla tabella di marcia. La cosa funziona, la borsa pesa ma è ben bilanciata, Donato continua a pedalare come niente fosse e Anita va più forte, ma chiacchiera anche più forte, io penso sia un buon segno. La salita di Tindari me la faccio in solitaria con il mio passo e aspetto loro due poi in cima. Scende la notte, accompagnati dal crepuscolo attraversiamo Cefalù, bellissima. La strada poi diventa un rettilineo interminabile fino a Termini Imerese, questo è il tratto più tosto, bisogna stare attenti a un traffico intenso, a macchine che sfrecciano veloci e al colpo di sonno. Oramai ci siamo quasi, manca poco per Palermo ma questi sono i momenti peggiori, Donato piazza una radiolina sul manubrio di Anita, la musica ci accompagna in quel piattone infernale e ci tiene svegli. Allo svincolo per Termini ci perdiamo di vista in una rotonda, ma proseguiamo sulla stressa strada fino al ristoro, Anita e Donato sono più avanti, io li seguo qualche chilometro più indietro, poi la situazione diventa davvero pericolosa, da brividi, il tratto portuale di Termini Imerese è attraversato da grossi tir che dal porto devono raggiungere l’autostrada, e ce li troviamo tutti difronte a grossa velocità nel buio più totale. Io mi vedo un tir in fase di sorpasso venire verso di me mentre superava una colonna di almeno 5 camion, sento i brividi correre lungo la schiena, penso di essere diventato bianco dalla paura, mi faccio più a destra possibile, il tir mi sfiora a pochi metri a una velocità folle, e io tiro un sospiro di sollievo. Penso ad Anita e Donato, pedalo più forte per raggiungerli, arrivo al ristoro e trovo Anita in crisi di pianto e Donato che gli fa coraggio, anche loro hanno superato l’inferno dei tir.  Ci sono anche Rago e Gennaro con Gallina e Volzone, tutti scioccati, ma il peggio è passato, ci ricarichiamo con un bel panino e poi un microsonno, siamo stravolti e stanchi ma manca poco, pensiamo di arrivare all’alba all’arrivo, mancano appena un centinaio di km o poco più e tutta la notte ancora a pedalare. Attraversiamo Palermo, per fortuna non è l’orario di punta, il traffico è regolare e ci consente di attraversare la città rapidamente, non resta che passare per Capaci e Terrasini, ma sembrano non arrivare mai, quella statale diventa interminabile, come in quei film dove il corridoio si allunga e non arrivi mai alla porta. Nel frattempo ribecchiamo di nuovo il gruppo di Gennaro Laudando, e facciamo un bel tratto insieme a loro. Alla fine però tra una chiacchiera e una pedalata vediamo il cartello di Terrasini e poi quello della Perla del Golfo, significa che siamo arrivati, la gioia è incontenibile, salutiamo Totò Giordano che ci accoglie con un pasta party e una birra. Sono passate 70 ore dalla partenza, abbiamo fatto il giro completo della Sicilia e abbiamo portato a casa un’esperienza indimenticabile. La mia gioia più grande è stata quella di portare insieme a Donato Anita al traguardo, perché lei non avendo mai affrontato una randonnée così lunga poteva mollare, ma non l’ha mai fatto, noi l’abbiamo solo sostenuta con la nostra compagnia e la nostra esperienza, ma lei ci ha messo le gambe la testa e il cuore. L’ho vista pedalare e piangere, ma allo stesso tempo l’ho vista stringere i denti senza mai arrendersi, attraverso i suoi occhi e le sue emozioni ho rivissuto sulla mia pelle la 999, quando non avevo esperienza e dove ho superato tutte le mie paure. Ho visto la paura nei suoi occhi e il terrore nell’affrontare pericoli che solo un ciclista che trascorre tante ore in bici può capire. Ma nonostante tutto ho visto la forza e il coraggio di andare avanti fino alla fine. Sono sicuro che lo spirito randagio che ci accomuna, in qualche modo è passato attraverso me e Donato ad Anita. Sono contento per come è andata, alla fine ho pedalato a un ritmo giusto, come dice il  nostro motto, “né forte né piano” sono stato in ottima compagnia, ho bucato ben due volte, in maniera anche seria, lacerando un copertoncino su una griglia messa male, per fortuna avevo dietro il ricambio, altrimenti sarebbe stata dura continuare, quando ho forato Donato ed Anita mi sono stati vicino, cosa che ho apprezzato tantissimo, abbiamo fatto davvero una bella squadra, alla fine tutti gli eventi si sono incastrati nella maniera giusta per portarci tutti al traguardo. Ringrazio Totò Giordano per l’organizzazione, in particolare ringrazio tutto il gruppo di randagi che ha condiviso con me questa bella esperienza e se siete arrivati fino a questo punto a leggere questo breve racconto, ringrazio anche voi per l’attenzione. Il bello della bici è anche questo, dopo tanta fatica ti restano tante emozioni e una bella storia da raccontare.

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