lunedì 28 agosto, 2023 Super Randonnée StelvioEreticaLa mia prima super Randodi rota federica Io non riesco a resistere alle sfide, amo mettermi in gioco fino in fondo e riuscire a gestire le situazioni difficili. La soddisfazione che si prova una volta centrato l'obiettivo crea dipendenza. Quindi ho trovato una nuova sfida, la mia prima Super Randonnée. Una Super Randonnée è un percorso di almeno 600km con 10.000m di dislivello positivo, la traccia, delineata dagli organizzatori, la puoi affrontare quando vuoi. Il tutto in completa autonomia, mandando delle foto nei punti di controllo stabiliti e nel tempo limite di 60 ore. Non avrei potuto scegliere diversamente per la mia prima Super Randonnée se non la Stelvio Eretica che parte a 40km da casa: la sfida di casa! Dopo una birra e una bella chiacchierata con Matteo, uno dei due organizzatori, a me e ad Alessandro, un compagno di pedalate che si è voluto cimentare nell'impresa, ci viene affidata la targhetta da apporre sulla bici e il brevetto cartaceo da compilare con i punti di controllo. Essendo un giro ad anello e con partenza vicino a casa, Matteo ci dà il via libera per partire e arrivare a Chiavenna. Giovedì 24 agosto alle 3.40 io e Alessandro iniziamo a pedalare da Chiavenna con direzione chiesa di Talamona, dove ci aspettano altri due compagni di avventura veneti Loredana e Francesco conosciuti in precedenza ad altre Randonnée.Pedaliamo tutti insieme, formiamo un bel gruppetto compatto, mentre ci raccontiamo le ultime avventure, sul sentiero Valtellina, il sole ci permette di vedere il fiume in piena che scorre nel verso opposto rispetto al nostro senso di marcia e possiamo spegnere le luci, che verranno utili più avanti. Arriviamo a Tirano e lì si comincia davvero a pedalare, la salita al Passo del Bernina è davvero interminabile e le mie gambe non girano come vorrei, provo a mettere rapporti agili lungo il tratto pianeggiante che costeggia il lago in Val Poschiavo mentre mi godo il bellissimo panorama, ma restano appesantite dal bellissimo ciclo viaggio appena terminato qualche giorno prima. Le prime sensazioni non sono buone, ma mi dico: "devi arrivare in cima così le gambe si scaldano e poi andrà meglio", e così in effetti è stato. Fatta la foto al Passo Bernina riscendiamo di qualche tornante dove riempio la borraccia con della fresca acqua di fonte recuperata direttamente dalla roccia. Pedaliamo nella terra di nessuno tra le due dogane salendo al Passo della Forcola, tanto breve quanto intenso, poco meno di 300m di dislivello, ma a pendenze davvero cattive, una bella sudata, soprattutto se hai appena scalato il Passo del Bernina. La mia bici con le borse, non sembra nemmeno lei, il peso su certe pendenze si fa sentire fin da subito. Ripenso al mio bagaglio, ma niente mi sembra superfluo, mi dico: "hai preso il necessario, non potevi lasciare a casa qualcosa". Conquistata la Forcola, ci meritiamo una Coca Cola e scendiamo in picchiata su Livigno, tagliamo fuori il centro e ci buttiamo subito sulla salita al Passo Eira, morbida e piacevole ci conduce in territorio a me sconosciuto. Tutto il verde circostante e le pendenze ragionevoli rendono l'ascesa seguente al Foscagno altrettanto rilassante. Mentre scendiamo verso Bormio il sole caldo si nasconde per un attimo e all'improvviso arriva una bella scarica di pioggia, tipicamente estiva, quelle in cui parte del cielo è ancora azzurro ma sopra di te si sta scatenando l'acquazzone. Mi riparo sotto delle piante e metto la giacca antipioggia, mi fermo a consultare la traccia perché con la pioggia non vedevo bene e avendo perso di vista i compagni ho pensato: "porca miseria avrò sbagliato strada e sono scesa troppo, non dovrò risalire?!". Invece compare Alessandro, fradicio, e mi conferma che siamo sulla strada giusta, aspettiamo un attimo e decidiamo di proseguire fino al prossimo paesino e fermarci un attimo al bar per aspettare anche Francesco e Loredana. Mentre chiedo alla signora del bar un giornale da mettere nelle scarpe per farle asciugare un po', sorseggio un tè caldo e decidiamo il da farsi. Gli animi sono un po' bassi, la pioggia, il freddo e il manto scivoloso hanno creato sconforto. Tiro fuori la mia determinazione e cerco di motivare al meglio il gruppo per affrontare il Passo del Gavia, dopo una lunga ed esitante pausa ripartiamo. Scesi a Bormio seguiamo i cartelli per Santa Caterina, mi fermo in un negozio lungo la strada per comprare del cibo, che poi si rivelerà indispensabile, mangiamo una pizza e affrontiamo i temuti tornanti che ci separano dalla cima del Passo del Gavia. Arriviamo in cima con il sole già tramontato, le luci accese e un silenzio impagabile, si sente solo la campanella di una mucca che si muove ma non la vedo. Dato che siamo a 2600m entro un attimo al rifugio e mi metto i vestiti pesanti per la discesa e via velocemente verso Ponte di Legno dove ci aspetta una camera di Albergo da raggiungere non oltre le 22.30. Puntuali alle 22.00 ritiriamo le chiavi una bella doccia calda, una camomilla e di corsa a riposare. La mia sveglia e quella di Alessandro suona alle 4.00, mentre Francesco e Loredana preferiscono approfittare del riposo più a lungo, quindi per il momento ci salutiamo. Il risveglio sul Passo del Tonale è stato molto piacevole, una meravigliosa stellata sopra la testa ci accompagna lungo la scalata di questo breve passo. Una volta in cima si fa giorno e andiamo in esplorazione della lunga Val di Sole, a quell'ora il traffico è inesistente quindi scendiamo rapidamente fino quasi in fondo dove decidiamo di seguire la ciclabile perché il traffico inizia a palesarsi. Questo tratto presenta però salite spiazzanti e trattori inaspettati ma ci conduce in fretta alle porte dell'infinita salita al Passo della Palade. Ci fermiamo nei primi kilometri di ascesa per una seconda colazione e poi continuiamo trovando davanti a noi un bellissimo scorcio sul lago di Santa Giustina alternato da terrazzamenti di meleti, paesaggio davvero caratteristico. Il passo è lungo ma molto padalabile e a buon ritmo raggiungiamo la cima. La discesa panoramica in un attimo ci conduce a Merano, dove ci aspettano temperature "illegali". Obbligo una Coca Cola fresca prima di incamminarsi sulla ciclabile che porta dritta a Prato allo Stelvio. Questi 50km di falso piano, mi preoccupano da quando è suonata la sveglia, devo riuscire ad affrontarli senza perdere troppo tempo e pensare alla prossima scalata. Riparto da sola, Alessandro mi dice di proseguire che mi seguirà a breve. Dopo qualche kilometro di ciclabile si manifesta il primo colpo di fortuna: un fantastico vento a favore! Mi faccio spingere a testa bassa fino a Lasa, un piccolo nucleo abitato appena prima di Prato allo Stelvio, dove però ho un attimo di crisi, dovuto forse al caldo o forse al ritmo della pedalata, così mi siedo al bar "Rosi" ordino uno strudel, un caffè e un tè freddo al limone. Vado al bagno, metto un po' di crema sella. Mi rimetto sui pedali con determinazione e attacco lo Stelvio. La salita la conosco abbastanza bene, mi ricordo i momenti più e meno critici. Fino Trafoi in realtà me lo ricordavo più pedalabile invece questo caldo mi uccide già in partenza, supero la prima parte, che a mio avviso è la meno attraente, non vedendo l'ora di ammirare davanti a me i famosi tornanti che conducono alla cima. A rilento riesco a conquistare tutti i 48 tornanti che portano al punto più alto del percorso: 2758m. Non nascondo che arrivata al cartello del tornante n. 30 ho iniziato a fare il conto alla rovescia sperando che lo spazio tra un tornante e l'altro diventasse sempre più corto. Per me questo è il punto di svolta, nella mia testa il peggio è passato, arrivata qui mi dico: "Ora ce la puoi fare, sei rimasta da sola, sei in ritardo sulla tua tabella di marcia, ma ce la puoi fare!". Alessandro mi conferma che si ferma a Trafoi e per questa volta lascia il conto in sospeso, mi dice che il meteo non promette bene, mentre Loredana e Francesco stanno arrivando a Prato. Mi rimetto di nuovo l'artiglieria pesante da discesa, guardo il radar delle piogge, e si ci sono temporali in Engadina ma decido comunque di proseguire: "se pioverà cercherò al volo un riparo, è estate quindi saranno temporali passeggeri". Mentre attraverso il verde bosco del Passo Umbrail guardo i movimenti delle nuvole, specialmente quelle più scure e rifletto sul da farsi, faccio dei calcoli per evitare i temporali visti prima nel radar. In fondo al passo riempio al borraccia alla fontana, mi svesto velocemente mentre mangio qualche biscotto e ne approfitto dell'ultima ora di luce per procedere sul Passo del Forno, che sembra ancora sereno. Come non detto, col calare della notte in cima al passo si vedono dei lampi anche se non si sentono i tuoni. Mancano gli ultimi 4km di salita, quella più impegnativa, ma vedo un bar, decido di fermarmi a mangiare qualcosa e consultare di nuovo il meteo. Appena entrata mi guardano tutti interessati e subito mi inquadrano: "Stai facendo una challenge?". Rispondo con un sorriso e in breve spiego il percorso che mi resta per terminare la mia sfida mentre ordino un tè caldo e un toast. Chiacchiero e consulto il meteo, pare siano lampi di umidità , quindi mi rimetto in cammino, l'ultimo tratto che dovrebbe essere ripido non mi sembra per niente ripido, forse il toast mi ha dato delle forze inaspettate o forse mi sento in dirittura di arrivo e in poco tempo raggiungo la cima senza sforzi eccessivi. Sono le 23.22 scendo verso Zernez fiduciosa che il meteo regga senza temporali improvvisi. Faccio una breve pausa nel bagno pubblico, dove nuovamente cambio l'assetto dei vestiti, lo so che sono un po' fissata con questi cambi ma per me l'abbigliamento è fondamentale, meglio perdere un attimo di tempo ma non soffrire il freddo che poi è difficile da mandare via. Luci accese e mi ritrovo da sola nella notte sulla strada che conduce al Passo Fluela, qualche lampo illumina il cielo, questa per me è la seconda grossa difficoltà dopo lo Stelvio, è un alternarsi del dire: "che bello questo silenzio, che pace, nemmeno una macchina, ma quando molla un attimo questa salita?!". A sfiancarmi sono le pendenze quasi sempre al 9 o 10 %, che forse erano così solo quando guardavo, e l'arrivo della pioggia. Sento qualche goccia, mi fermo subito a mettere via i vestiti che avevo preparato per scendere velocemente dal passo e metterli al sicuro nella borsa impermeabile, mi metto la giacca antipioggia e riparto. Cerco di affrontare gli ultimi 200m di dislivello il più velocemente possibile, sono consapevole che se piove non ho nessun riparo, non vedo nemmeno una pianta. Le raffiche di vento contrario e la stanchezza accumulata non mi permettono una grande volata verso la cima, ma arrivo appena in tempo per fiondarmi al semi-riparo contro il muro di una casa. Il tetto sporgente è veramente corto e quando il vento ha cambiato direzione la pioggia mi ha preso in pieno ho dovuto attraversare velocemente la strada e vedere se dall'altra parte sarei stata più fortunata. La porta di un albergo chiuso, mi ha offerto 15cm di riparo, sufficienti per rimanere asciutta. Mentre la bici, un po' meno fortunata, si bagnava un po' appoggiata al muro di fianco. In questo momento l'attimo di crisi ha raggiunto l'apice, ho passato dalle 3.30 alle 5.00 del mattino in piedi come i cavalli rannicchiata contro lo stipite della porta mentre sopra di me si scatenava un bel temporale. Le raffiche di vento rovesciavano tutto quello che trovavano nei dintorni, dalle grondaie scendevano delle cascate e io me ne stavo lì fuori con le mie lucine della bici accese per farmi compagnia. Ho telefonato a Loredana e Francesco per sapere dov'erano e avvisarli del temporale in corso, si trovano al riparo in albergo allo Stelvio e anche loro decideranno di non proseguire e tornare a Talamona il giorno seguente da Bormio. Per trovare il risvolto positivo della medaglia ho pensato che in realtà quello è stato il mio secondo colpo di fortuna, ho raggiunto appena in tempo un riparo e sono asciutta e al sicuro. Certo un po' infreddolita, ma appena smesso di piovere ho optato per la terapia d'urto, mi sono fiondata sulla bici e mi sono abbassata il più velocemente possibile per cercare delle temperature migliori. Mentre schivavo le rane sull'asfalto, i piedi si sono completamente bagnati e congelati di conseguenza. Le luci di Davos con le anime mattutine che la popolavano il centro mi hanno dato un po' di speranza, qualche salita prima di raggiungere la fine della discesa mi ha regalato di nuovo una temperatura corporea accettabile. Adesso mi resta solo l'ultima salita: "Federica ormai è fatta! Però datti una mossa che non hai molto margine di tempo". E così la colazione al bar si trasforma in una barretta e via con le ultime energie rimaste verso l'ultima sgambata in salita. Il Passo dell'Albula paesaggisticamente è molto bello, l'ho già fatto e mi ha colpito, ma le auto ormai lo considerano come un autodromo e bisogna davvero prestare attenzione. Comincio ad essere intorpidita dal sonno, qualsiasi cosa debba fare diventa lentissima, per riporre i guanti nella borsa e la giacca antipioggia ci metto il doppio del tempo, figuriamoci arrivare in cima, ma non demordo e cerco di mettercela davvero tutta. Poi finalmente arrivo agli ultimi 100m di dislivello e capisco che ci sono, la mia felicità è indescrivibile. Senza perdere tempo scendo, mani basse sul sul manubrio e testa bassa pedalo sul tratto pianeggiante che mi porta al Passo del Maloja, la discesa dista circa un 30km. Purtroppo mi ritrovo a lottare con un vento contrario davvero forte, ma io lo sono di più. Quest'aria mi secca le labbra e gli occhi stanchi. A St Moritz mi gioco la carta dell'ultimo gel rimasto sperando in un pizzico di energia per gli ultimi kilometri rimasti, davvero a fatica raggiungo il Passo del Maloja, quell'aria è stata sfibrante, si è presa tutto quello che mi era rimasto. Per restare sveglia affronto la discesa solo con il gilet, così l'aria frizzantina dei 2000m mi tiene gli occhi aperti. Arrivo a Chiavenna e posso davvero dire: "Federica è fatta!"Chiavenna, sabato 26 agosto ore 13.58: tempo totale 58 ore e 38 Min, 611km e 13.200m di dislivello positivo. Tutt'ora non ci credo ma ci sono riuscita. Non mi sembra vero, posso confermare che: volere è potere! archivio mercoledì 01 maggio 2024 Villasmundo....al limite di tempolunedì 29 aprile 2024 Florence randogiovedì 28 settembre 2023 Veneto Gravel 2023 by Refoundgiovedì 28 settembre 2023 Veneto gravel 2023 by Refound 2/2martedì 25 luglio 2023 Giro in bicicletta dopolavoristicomartedì 25 luglio 2023 Ciclopoesiasabato 24 giugno 2023 Per un punto Martin perse la cappasabato 03 giugno 2023 TransAlpRando quando le ciclabili volano alte! |