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Racconti

giovedì 28 settembre, 2023

Veneto Gravel 2023 by Refound

L'avventura è dietro casa

di Ritrovato Renato
Veneto Gravel 2023 by Refound

PROLOGO

 

Per Chi ha già esperienza di eventi del genere dirà forse delle banalità arcinote. Ma alcuni, anche tra i miei amici, forse non conoscono bene il "mondo" del bikepacking e del ciclismo gravel. Si tratta di un'attività che può essere molto impegnativa, capace di regalare emozioni e riflessioni che è bello condividere. Non è mai chiaro dove è che inizia una avventura, o dove nasce un idea che, sviluppandosi, si rivela essere una parte importante della nostra vita, a volte una passione, a volte un lavoro. Per me il punto di partenza è stato l'essermi finalmente deciso a prendere una bicicletta gravel, dopo esserne stato incuriosito per anni.Oramai tutti sanno che gravel, in inglese, significa ghiaia. Si tratta, per come la vedo io, di biciclette da corsa che possono però andare su tutte le strade definibili come tali, indipendentemente dal fondo e dallo stato di manuntezione, grazie alle geometria del telaio più stabile e pneumatici molti più spessi di quelli utilizzati normalmene sulle bici da strada. Possiedo anche una bicicletta da corsa in carbonio (presa usata , ovviamente), con la quale mi diverto tantissimo, ma usandola mi sono accorto a lungo andare di alcuni "limiti" di questo tipo di mezzi. Quello che apprezzo molto della bici da corsa ùè la posizione, che secondo me è la più comoda per fare tanti chilometri. La bici gravel, ha una posizione di guida simile alla bici da corsa, ma più alta e comoda e da la possibilità di utilizare anche strade bianche e piste ciclabili. Con questo mezzo si riesce quindi a stare lontano dalle strade più trafficate, sulle quali cicrcolare in bicicletta diventa ogni giorno più pericoloso, in troppe zone d'Italia, a causa del traffico e a volte purtroppo della scarsa attenzione di alcuni automobilisti (una ridotta minoranza, sottolineo). Per molto tempo ho tenuto attivato sul sito di annunci online subito.it un filtro con due sole parole: JAROON XL. La Jaroon è una bicicletta gravel prodotta dalla nota casa Wilier-Triestina. Jaroon in dialetto Veneto significa "ghiaione". Il suo telaio ha la particolarità di essere costruito in acciaio, il che, secondo le mie personali convinzioni, dovrebbe essere una garanzia di comodità. Finalmente, agli inizi di marzo del 2023, quando mi ero ormai quasi dimenticato della ricerca fatta, il sito mi ha mandato in modo del tutto inaspettato la notifica: Jaroon XL disponibile, ovviamente usata. E sono andato a comprarla. Sono rimasto subito impressionato dalle doti di questo mezzo. Stabilità, comodità, rigidezza. Non è sicuramente tra le bici più leggere sul mercato, ma ritengo che 700 o 800 grammi in più sul telaio siano poca cosa, rispetto ai 15-20 kg in più che mi porto sulla pancia. L'ho voluta chiamare Excalibur, perché mi piace immaginarmi su questo destriero d'acciaio, che fende le curve come un spada affilata, facendomi sognare di essere un cavaliere lanciato verso epiche avventure, come la Veneto gravel 2023, anche se so che in realtà sono sicuramente più somigliante alla sagoma che viene evocata nella nostra mente da un altro personaggio epico cavalleresco, che risponde al nome di Sancho Panza.

 

VENETO GRAVEL 2023

 

Veneto Gravel 2023 è una manifestazione ciclistica non competitiva su percorso misto (strade secondarie, sentieri, piste cilclabili e qualche single track). Si sviluppa su tre percorsi a scelta: uno da 720km (Classic) e due da 400 km (Short Lake e Short Beach). Tutti e tre toccano alcune delle località più belle e famose del Veneto. Scelgo di provare a fare il percorso lungo "Classic", che prevede 720km con 4300 mt di dislivello positivo. Per uno con le mie problematiche fisiche non è proprio una passeggiata di salute. Forse somiglia di più a un tentativo di suicidio mascherato. Finora non avevo mai affrontato un viaggio in bici del genere. Ma voglio viverla come una piccola sfida personale. Chi mi conosce sa che non sono mai stato un atleta, e non mi pare il caso di cercare di diventarlo adesso, alla soglia dei 50 anni. Cerco tuttavia di mantenermi in forma, ed esco in bicicletta abbastanza regolarmente. Per me sarà un impresa non indifferente. Comunque, se, pedalando, dovessi capire che non ce la faccio a fare 700 km, a Padova potrò deviare verso Bassano, completando il percorso corto denominato "Short Lake", che sarebbe comunque un bel risultato.

Mi piace la fatica, e ogni tanto mettermi un po' alla prova. Diciamo che voglio viverla come un esperienza di cicloturismo, con quel pizzico di fascino in più dato dalla lunghezza e durezza delle tre tappe nelle quali ho deciso di suddividere il giro.

La Partenza è alla francese. Ci sono due fasce orarie. 15:30-20:00 del 21 aprile e 06:00-08:00 del 22. Io e molti altri iscritti ci presentiamo alla partenza da Bassano del Grappa alle 16:00 del 21 Aprile 2023. Mi presento all'Urban Center di Bassano del Grappa alle 15:30 circa. Vi si arriva da Via dei Portici Lunghi, che è un grazioso vicolo nel cuore del centro storico. Il vicolo digrada abbastanza decisamente verso la sponda del Brenta, non lontano dal famoso Ponte degli Alpini. E' orientato a ovest, e a quest'ora il sole picchia decisamente forte su tutti i ciclisti che si vanno via via accumulando nella strada , in attesa di ritirare il pacco gara e partire. La temperatura supera il 30 gradi, senza tuttavia diventare fastidiosa. In tutto attendo più di un'ora il mio turno, il tempo passa via veloce, i ciclisti fremono per iniziare la loro avventura, ma molti hanno comunque voglia di fare due chiacchere, un po' per ingannare l'attesa, un po perché sono presi da una sorta frenesia pregara che li rende curiosi e loquaci. C'è sempre un pizzico di ansia, prima della partenza di gare di questo tipo, che siano gran fondo, gare podistiche o eventi non competitivi. Anche chi non ha ambizioni prettamente atletiche e sa che sicuramente non arriverà tra i primi, non riesce mai ad esserne immune fino in fondo. Ci si chiede se si sarà in grado di arrivare fino in fondo, se non si stia facendo qualcosa troppo pesante per il personale grado di allenamento, se si andrà incontro a qualche incoveniente tecnico o contrattempo, e se si saprà come fronteggiarlo. Io stesso mi chiedo cosa ci faccio qui. Tra poche settimane, abbandonerò la mia quarta decade di vita. Ho una vena varicosa che dovrei operare da tempo, soffro di reflusso gastro esofageo, sono palesemente sovrappeso e ho iniziato ad andare in bicicletta 7 anni fa perché ho un inizio di artrosi all'anca, e uno specialista mi ha suggerito di evitare la corsa. Tuttavia, non mi posso lamentare. Mi rendo conto che ci sono persone con problematiche fisiche ben peggiori delle mie. Non sono sicuramente un atleta. Forse neanche uno sportivo. Forse non dovrei essere qui, oggi. Ci sono tanti ragazzi che ammiro per la loro prestanza, si vede che sono persone allenate e in forma e hanno l'età giusta per esserlo. Ci sono tante persone di età  più avanzata, anche più della mia, ma si vede che hanno un passato agonistico e sono veramente in forma. Ammiro anche loro.

Mi sento tranquillo, sono abbastanza allenato. Quest'anno ho già percorso 3000km in bici. Non sono pochi, per un non professionista della mia età, e con i miei acciacchi. Mi sento come il bambino scapestrato delle elementari che, una volta tanto, ha fatto tutti i suoi compitini. Nonostante questo mi sento lo stesso un po' fuori luogo. Ma va bene così. Sono venuto da solo, non devo dimostrare nulla a nessuno e, eventualmente, se non dovessi farcela da un punto di vista fisico, non esiterò a mollare e a rientrare con un mezzo pubblico. La mia sfida , in fondo, sarà solo questa: vedere fin dove posso arrivare senza che la cosa diventi un'agonia, e cercando di non farmi del male. Tutto questo fa parte del gioco. e forse è proprio quello che tanti cercano, partecipando a queste manifestazioni. Uscire per un po' da quella zona di comfort nella quale si svolge la maggior parte della nostra vita di tutti i giorni. Non per cercare i propri limiti, perché ognuno di noi in fondo, sa già quali sono. Quanto per provare l'ebbrezza di fare qualcosa che va un po' al di la del livello di impegno e fatica che siamo abituati a esprimere normalmente.

Due ragazze dello staff annotano l'orario di consegna del pacco gara (16:08 del 21 aprile) ed esco dall' Urban Center di Basssano. Il pacco gara contiene: qualche gadget, un paio di bustine di integratori, un pacco di biscotti alle nocciole, una bustina di frutta secca e soprattutto un cappellino sottocasco con il numero 1318 stampato sulla visiera e un piccolo stendardo quadrato in stoffa, con il logo della manifestazione e il il mio nome stampato sopra. Questi ultimi sono i due oggetti che mi caratterizzeranno ufficialmente come "gravellatore" della Veneto Gravel 2023. Come molti altri lo sistemo sulla borsa che ho attaccata al manubrio in modo che sia ben visibile.

 

 

PARTENZA

 

Siamo 1300 persone. 1300 masochisti un po' spostati come me, molti più o meno della mia età, tanti più giovani, qualche veterano inossidabile. Quante storie, quante motivazioni diverse portano così tanta gente a tentare di compiere un impresa che per tanti può risultare titanica, illogica, inutile, pericolosa, e forse proprio per questo terribilmente affascinante?

Mi faccio scattare un paio di foto su una specie di podio allestito vicino a quello che dovrebbe essere l'inizio del percorso e parto. Seguo la traccia che mi è stata inviata via e-mail e che ho caricato sul mio navigatore satellitare Garmin.

Contrariamente ad altri tipi di eventi, la partenza di tanti ciclisti non crea nessun intralcio alla circolazione stradale automobilistica, perché scaglionata automaticamente dal tempo materiale che occorre per registrarsi alla partenza e ritirare il "pacco gara", e perché il primo tratto di percorso è un sentiero di terra battuta sull'argine del Brenta. Il giro si fa subito "gravel". Già dopo qualche chilometro, inoltre, la differenza di velocità tra i vari partecipanti crea una separazione ancora maggiore, tanto che difficilmente si creeranno successivamente gruppetti di più di 5 o 6 ciclisti, anche alla ripartenza dei vari check point lungo il tracciato. Questo per la gioia di tanti automoblisti hater che vedono i ciclisti come bersagli stradali da spalmare sull'aslfalto piuttosto che semplici appassionati con tutto il diritto di circolare in modo sicuro sulle strade.

Per partecipare occorre presentare un certificato medico agonistico. Giuro di non aver corrotto nessuno per averlo. Per ogni percorso è stabilito un tempo limite entro il quale viene elargito una specie di riconoscimento (brevetto) puramente simbolico, che io stamperò e attaccherò nella mia personale bacheca dei trofei, che mia moglie mi ha gentilmente concesso di allestire... naturalmente in cantina, dietro un mucchio di gabbie per animali.

Per la 700km tale limite è 80 ore. Ho deciso di pianificare il viaggio per portarlo a termine entro tale limite, anche per non prolungare troppo la mia assenza dalla mia famiglia per questa sorta di "microvacanzetta", che mi sono voluto concedere. A tal riguardo ringrazio mia moglie e miei ragazzi per la pazienza che hanno nel sopportare ogni tanto la mia assenza da casa per queste brevi "scorribande". L'obbiettivo delle 80 ore è secondo me adeguato alla mia età e preparazione "atletica".

A mio avviso le analogie con una competizione ciclistica finiscono qui. Veneto Gravel è molto più di questo. E' una piccola avventura, un viaggio, una esperienza collettiva e solitaria nello stesso tempo. Si pedala per ore da soli nel cuore della notte addentrandosi in bui e tetri sentieri boschivi, sperando di aver calcolato bene l'autonomia delle varie lucine al seguito, che non esca fuori da un cespuglio qualcuno più spostato di noi con in mano qualche ferro meno pedalabile del nostro ma magari un tantino più letale, e che non ci sia qualche bestiola in cerca di un dessert a base di carne umana bella calda. Magari poi per per un intero pomeriggio si pedala su una bella ciclabile in allegra compagnia di 4 o 5 persone incontrate in una delle numerose necessarie (ma anche no) soste mangerecce presso bar o chioschi, incontrate là perché con tutta probabilità procedono ad una velocità molto simile alla nostra.

E' cosi che questa esperienza aquisisce anche un grande valore umano. Sulle larghe piste ciclabili, spesso ci si può affiancare senza creare intralcio a nessuno e, chiacchera dopo chiacchera , alla fine si raggiunge un livello di confidenza che unisce , si diventa compagni di viaggio, almeno finché le strade, gli obbiettivi, e i programmi personali coincidono. L'aiuto e l'assistenza reciproca diventano naturali, scontate e genuine. In questo modo, la bicicletta da mezzo di trasporto diventa un mezzo di socializzazione. Si sta via qualche giorno portando al seguito solo ciò che ognuno ritiene strettamente indispensabile.

Il tracciato si snoda su strade a basso traffico in tutto il Veneto e su alcune delle più belle piste ciclabili e ciclovie del Veneto e d'Italia: Ciclabile del Sile (Treviso-Jesolo), Ciclabile del Mincio (Peschiera-Valeggio Sul Mincio), ciclabile Treviso-Ostiglia, Ciclabile Via Regia (Farra D'Alpago-Ponte nelle Alpi), ciclabile del Brenta (Primolano-Bassano del Grappa) e molte altre.

I paesaggi e i luoghi visitati mi faranno innamorare ancora di più della regione che mi ha adottato ormai da diversi anni. Passeremo dalla magnificenza delle Ville Venete del Padovano e del Vicentino alla vista delle vette della Valbelluna (Schiara, Serva), all'austerità della Valle del Brenta, passando da città d'arte uniche al mondo come Verona, Padova e Treviso a borghi medievali di grande fascino come Montagnana, Villafranca, Este.

Il bello di questi eventi è che ognuno può pianificarlo, e deve farlo, secondo le proprie reali capacità. Bravi gli organizzatori ad aver previsto un tempo limite massimo che permette a quasi tutti di godersi il viaggio anche se non si vuole viverlo come una competizione, se non con se stessi.

Pensare di pedalare ininterrottamente per 700 km sarebbe stato per me impensabile, cosi ho pensato di suddividere il giro in tre tappe.

Nel tardo pomeriggio raggiungo il primo check point presso la locanda Acciuga. Un piccolo angolo di paradiso, un casolare con un bel giardino molto curato perso nelle campagne nei pressi di Piazzola del Brenta. Una sosta breve, qualche foto, e via , gustandosi ancora un po' l'euforia della partenza. Pochi chilometri dopo entro nell'abitato di Piazzola sul Brenta, e mi ritrovo, inaspettatamente, al cospetto della meravigliosa Villa Contarini. Gli ultimi raggi di sole del giorno illuminano le facciate movimentate dell'edificio, esaltando ogni singola colonna e statua. Il profilo ricco ma armonioso della cancellata dell'ingresso della Villa si staglia netto sullo sfondo di un cielo ormai infuocato da un tramonto terso e luminoso, non offuscato dalla foschia che spesso sfuma i panorami di questi luoghi. Mi fermo a fare un po' di foto e riparto, con gli occhi ancora ebbri di tanta bellezza.

Decido di evitare di fermarmi a dormire la prima sera continuando a pedalare per tutta la notte e il giorno successivo, per accumulare un po' di chilometri.

Affronto i Colli Berici ormai in notte inoltrata in quasi completa solitudine. Il percorso si addentra nei boschi dei Colli Berici, resi tetri e spaventosi dal'oscurita della notte senza luna. Stranamente nessun cane randagio, lupo, volpe, orso, vampiro o pappagallo ha deciso di banchettare con le mie pur cospicue carni. Arrivo in Piazza Bra a Verona intorno alla mezzanotte. Una cosa che mi ha sempre affascinato di questo Luogo, al cospetto della possente Arena, è la estrema cordialità e convivialità delle persone che la frequentano. Tutti i partecipanti alla Veneto Gravel sono accolti festosamente dalla gente che si trova a passeggiare nella piazza, molti chiedono informazioni su cosa stiamo facendo e tutti i dettagli possibili sul giro, offrendo consigli e assistenza. Salvo poi apostrofarci, giustamente, come pazzi scellerati.

 

PEDALARE NELLA NOTTE

 

Molto suggestivo è l'arrivo al secondo check point di Peschiera del Garda presso il negozio di bici Garda Gravel. Io e alcuni altri partecipanti arriviamo là alle 02:45 di notte. Il negozio è chiuso e il timbro per segnare il passaggio sul libretto di viaggio, fa bella mostra di se dietro il vetro della porta, beffardamente adagiato su uno sgabello. Tutti sono un po' contrariati di non poter metter l'agognato sigillo sul documento, specie alcuni pedalatori teutonici, che non perdono l'occasione per apprezzare la proverbiale attenzione Italica per i dettagli più insignificanti. Dopo un rapido summit a base di sbadigli e imprecazioni in varie lingue, viene deliberato dalla maggioranza che può bastare un bel selfie davanti alla saracinesca chiusa del negozio. Qualcuno si arrischia a verificare che il padrone del negozio, magari in preda ad uno sconsiderato impeto di fiducia nell'umanità, non abbia magari lasciato aperto la porta del negozio, lasciando alla mercè dell'onestissima popolazione notturna, oltre l'agognato timbro, il suo non indifferente patrimonio di biciclette elettriche. Vengo preso dal dubbio che tutto questo manovrare sulla maniglia della porta possa magari attivare qualche allarme collegato alla locale stazione di polizia, e decido che posso accontentarmi della foto scattata, prima che sopraggiunga qualche vigilante al quale spiegare le ragioni di tali equivoche pratiche notturne. La temperatura si è abbassata parecchio e decido di indossare dei gambali felapati, delle specie di calze autoreggenti tagliate alla caviglia. Una cosa che non ho mai usato prima. Dopo aver timbrato quindi i libretti di viaggio chi con il selfie, chi con i denti, chi con le ruote della bici, chi con altre parti del corpo innominabili, ripartiamo, dapprima costeggiando le mura del Carcere Militare e poi immettendoci nella ciclabile Peschiera- Mantova. Ripartendo, penso che pedalare lungo le rive deserte del lago di Garda, in posti di solito affollatissimi, è stato qualcosa di veramente magico. Durante la notte conoscerò una quantità incredibile di persone, ognuno con la sua storia, ognuna col suo programma di viaggio e tutti ansiosi di cercare di metterlo in pratica.

Alessandro è un ragazzo di Cerea, sta facendo il percorso corto. Si è trasferito per lavoro a Valeggio sul Mincio. Gli dico: "Secondo me hai fatto un bel cambio, sono stato un paio di volte a Cerea, e non ti offendere, ma non è una cittadina molto attraente, è un po' persa nella bassa polesana". Per educazione, evito di dirgli quello che penso realmente, cosa che fa invece lui:

"tranquillo, lo so che è un posto di merda! purtroppo però ci sono dovuto tornare a vivere, perché la mia compagna è di là, ma continuo a lavorare a Valeggio. L'unica cosa positiva è che la traccia passa proprio da casa e posso farmi un pisolino a casa prima di continuare il giro".

Un'ottima idea, devo dire. Mi astenengo dal chiedergli ospitalità (non credo che la sua compagna avrebbe gradito la presenza di un estraneo in casa alle 4 di notte), ma colgo l'occasione per chiedergli se poteva consigliarmi una buona pasticceria a Cerea. Mi indica la Pasticceria Pasquato. Non so a che ora sarò a Cerea, ma nel caso avessi fame passando da li, l'informazione potrà tornare utile. Anzi decido in anticipo che avrò fame anche a Cerea.

Nel frattempo continuo a tirarmi su i gambali, che sono molto efficaci contro il freddo e l'umidità, ma non ne vogliono sapere di stare su. Ogni 5 o 6 chilometri mi calano fin sotto il ginocchio e devo sistemarli. Lo prendo come un passatempo. La ciclabile è dritta e il fondo è perfetto, e non ho particolari difficoltà ad effettuare ripetutamente questa operazione. Pedaliamo bene insieme sulla ciclabile del Mincio immersa nelle tenebre. Ogni tanto, prima ancora ancora che i fanali delle bici riescano ad illuminarli, sentiamo il tonfo di animali che si tuffano nell'acqua, disturbati dall'arrivo delle nostre bici. Probabilmente nutrie. O forse uno di questi è il famigerato uomo pesce che, secondo alcune legggende, infesterebbe molti corsi d'acqua padani. Qualche volta abbiamo poi l'impressione di sentire frusciare gli arbusti che costeggiano la ciclabile. Non c'è modo di illuminare con le lucine questi intricati grovigli di rami. Il rumore ci affianca per una decina di secondi, come se l'animale in questione fosse in grado di mantenere la stessa velocità delle nostre bici, intorno ai 24 km/h, per di più districandosi nella fitta vegetazione fortunatamente nessuno di questi esseri esce allo scoperto sulla sede della ciclabile. Probabilmente sono solo suggestioni notturne, ma sono sollevato di non essere completamente solo in questo tratto. La bassa Veronese scorre via sotto le ruote delle nostre bici come in un sogno di mezza estate. Un sogno dove mi tuffo in un mare di quei deliziosi dolciumi che troverò nella pasticceria di Cerea. Pedalare di notte ha per me un vantaggio: non mi viene tanta voglia di fermarmi per fare foto, quindi riesco a tenere un ritmo più regolare. Di solito, invece, mi fermo a fare tante foto, nel tentativo, spesso vano, di portarmi a casa un po' della bellezza che incontro. E questo mi rallenta parecchio, anche perchè le foto non sono proprio capace di farle, e ci metto parecchio tempo. Certo, di notte, bisogna anche stare un po' più attenti e concentrati a possibili eventuali pericoli. La velocità deve essere ridotta, ma essendoci molta meno gente in giro si va comunque abbastanza tranquilli e regolari, facendo molti più chilometri di quanto si potrebbe pensare.

Passo vicino a tanti compagni di avventura che hanno deciso, invece, di fermarsi durante la notte a riposare qualche ora, sotto un portico o su una panchina lungo una ciclabile o in un parco. La maggior parte è avvolta in un sacco a pelo infilato in un bivy bag, fatto dello stesso materiale metallico leggerissimo dei teli antishock. In questo modo dovrebbero proteggersi un po' dall'umidità, che è ormai molto alta. Ognuno fa le sue scelte. Io preferisco effettuare soste più brevi, perché la notte riesco facilmente a rimanere sveglio, se voglio. Lavoro a turni, e quindi questa può essere considerata una sorta di deformazione professionale. Alcuni la chiamano, invece, insonnia.

La pedalata continua, accompagnata tutto il tempo dal ritmico, delicato, insistente richiamo d'amore dell'assiolo, fino all' avvicinarsi dell'alba quando invece prevale il canto del cuculo. E infine arrivano le urla disperate dei galli. Pedalare di notte regala un silenzio rotto da questi suoni che evocano un'attività vitale nascosta ai più. La natura si riappropria per alcune ore di spazi che l'uomo ha la pretesa di avere in uso esclusivo. I gambali continuano a calare sul ginocchio. La cosa comincia a diventare piuttosto irritante, decido che quando torno a casa devo fargli qualche modifica, per evitare quel fastidioso problema. O forse mi fermerà in qualche negozio a comprare delle spille da balia per agganciarli al pantalone, in modo che non scendano più. Eppure ho visto tanti usarli senza problemi. Comincio ad avere il dubbio di aver sbagliato qualcosa, forsa la taglia.

Alle 05:30, poco prima dell'alba, incappiamo in un luogo che si è rivelato essere come un oasi nel deserto. Un sogno che si materializza all'improvviso. Il Panificio Bodini di Castel D'Azzano (VR) a quest'ora è già pienamente operativo e sforna pane, pizze e dolci come se non ci fosse un domani. E' proprio lungo la traccia. Forse chi ha tracciato il percorso vi ha volutamente incluso questo tempio dell'arte panificatoria. Inizialmente non mi fermo, stavo tirando dritto, pensando che fosse chiuso. poi noto alcune biciclette di altri concorrenti ferme davanti al negozio, che dimostravano che era aperto. Non ho ancora proprio fame, ma è un po' che pedalo e decido di cedere a quella vocina dentro che continua a dirmi : "fermati e ingozzati come un porco!" e mi fermo comunque. Alessandro non si ferma da Bodini, preferisce non fare più soste fino a casa sua a Cerea. Poi lui proseguirà per completare il percorso "Short Lake". Le nostre strade si separano definitivamente. Ci salutiamo.

La sosta si rivela strepitosa. Il panificio Bodini è, secondo me, una vera eccellenza dell'arte panificatoria della bassa Veronese. Prendo un cornetto alla crema e un a pizzetta appena sfornata fragrante e profumata. E' un bel pezzo che non non ne mangio una così. Il gestore ci mette gentilmente a disposizione anche un rubinetto per riempire le borracce, sul retro del negozio. Non so quanti di noi si siano fermati presso il panificio, sicuramente tanti, e questo mi spinge ad una riflettere su come eventi come la Veneto Gravel siano delle valide occasioni di promozione per piccole realtà artigianali locali che meritano la massima visibilità per la loro qualità. Riparto satollo e felice.

 

POLESINE

 

L'arrivo dell'alba porta energia e motivazione. La luce del sole comincia subito a scaldarmi e i chilometri continuano a scorrere lenti ma inesorabili. Il mio morale è a questo punto molto alto. Soprattutto dopo la sosta mangereccia da Bodini. Superate, quindi, quasi senza sforzo (si fa per dire) le cittadine di Vigasio, Bovolone, Isola della Scala, mi ritrovo al check point presso il negozio di biciclette Dieffe bici di Cerea. Il personale è accogliente e affabile e lo ringrazio tanto per il supporto. Stavolta il timbro è disponibile su un tavolo nel parcheggio antistante il negozio.

A quel punto mi ricordo dell'incontro notturno sulla ciclabile del Mincio con Alessandro di Cerea, e senza indugio mi reco a fare colazione nella pasticceria che mi aveva indicato. Mi concedo un cappuccino, due paste una ventina di minuti di riposo che dopo un intera notte a pedalare si rivela molto utile. Sono le 08:00. A quest'ora posso chiamare mia moglie senza ricevere insulti per averla svegliata. "Renato!! ma veramente hai pedalato tutta la notte? Ma sei matto?"

Dopo aver ascoltato tutte le profezie di mia moglie, su tutti i modi brutti in cui sicuramente perirò, anche a causa di questa mia ennesima follia, riprendo la marcia. Finalmente la temperatura si è alzata un po' e posso togliere gi odiati gambali che mi hanno veramente stancato. Le strade del Polesine per me ormai sono familiari, essendo io residente a Occhiobello. Sono assuefatto ai paesaggi dolci ma forse un po' monotoni della campagna Polesana. Strade secondarie, di solito ben tenute, essenzialmente prive di traffico e in totale pianura. E' abbastanza facile macinare chilometri senza molto sforzo.

Ed è più o meno a questo punto che il mio destino di gravellatore della domenica si incrocia con quello di due ragazzi di Bassano: Gianluca e il suo compagno di avventura Nicolò. Sono due ragazzi gentili e allegri. Nicolò è un tecnico che lavora in una azienda che produce macchine per l'agricoltura. Gianluca è vestito completamente con capi della marca Fizik. E' un ingegnere biomedico, e lavora proprio per la nota marca di attrezzature sportive, in una sede italiana. Si occupa di ricerca e sviluppo di nuovi materiali per lo sport. Mi racconta di aver sviluppato, tra l'altro, quella innovativa sella della Fizik ottenuta tramite stampa 3D e una particolare struttura a "traliccio" dell'imbottitura. Non posso che ammirare l'ingegnosità di alcuni nostri connazionali anche nel campo dell'innovazione tecnologica.

Tra una chiacchera e l'altra, arrivare a Montagnana è quasi automatico. E tanto automatico e scontato è andare a cercare un posto dove degustare un panino adeguatamente farcito con il famosissimo prosciutto omonimo innaffiato con una bella birra media. Un plauso a Al Gato Mato e al suo personale. Percorriamo la ciclabile lungo l'argine del fiume frassine. La strada è bianca, ma il fondo ènmolto regolare, le ruote scorrono agilmente, le sagome boscose dei Colli Eugani, stagliate nette sullo sfondo del cielo terso, si fanno sempre più vicine.

A Este ci fermiamo dentro i giardini del castello Carrarese perché Gianluca incontra un suo amico. Facciamo rifornimento di acqua alla fontana del Castello e ripartiamo per affrontare le salite dei Colli Euganei. Niente di tragico, 500 metri di dislivello, gli ultimi prima della mia sosta prevista a Dolo.

Ma i chilometri accumulati ormai sono 300 e non dormo dal giorno precedente. Per me è il momento della verità. Non so se avrò la forza (soprattutto mentale) per affrontare ancora 60 km con qualche salita. E sicuramente non starò a forzare più di tanto. Se arriverò proprio "alla frutta", riprogrammerò o abbandonerò tutto. Guardo i ragazzi con i quali sto pedalando da un po'. Hanno vent'anni meno di me, e messi insieme non sono sicuro che superino di tanto il mio peso. Decido di mettere le mani avanti. Gli dico che io in salita vado a due all'ora. Non metaforicamente. Proprio 2 km/h. Per me la sfida non è arrivare in cima, ma rimanere in equilibrio mentre arranco in salita come un vecchio ippopotamo zoppo. Loro si fanno una risata e dicono di non essere proprio al massimo neanche loro. Hanno fatto una piccola sosta notturna, ma hanno anche loro gli stessi chilometri che ho io sulle gambe. Allora gli dico che, eventualmente se riusciamo a rimanere in qualche modo in contatto, offrirò loro un gelato ad una gelateria che conosco a Padova, vicino alla Basilica di Sant'Antonio da Padova.

Poco dopo la gelateria ci sarà quello che per me sarà il "Decision Point". Se sarò cotto dopo le salite dei colli e una notte a pedalare, tenterò almeno di raggiungere Bassano per tornare a casa. Altrimenti proseguirò per l'albergo prenotato e le altre due tappe.

Incredibilmente le salite euganee passano via abbastanza tranquille, I ragazzi vanno un po più veloci di me, come previsto. ma meno di quanto mi aspettassi. Mi aspettano in cima a tutte le salite, che finiscono abbastanza presto, e come per incanto ci ritroviamo sulla ciclabile dell'argine Battaglia. Entriamo a Padova intorno alle 14:00. E' sabato, tra un paio di giorni è il 25 aprile e la città è un giardino fiorito gremito di turisti e ragazzi. Il sole splende, e la temperatura è alta ma gradevole. Niente umidità e una leggera brezzolina. Tutto perfetto. Attraversiamo Pra della Valle piena di gente e bancarelle e arriviamo alla gelateria Friso. Il gelatino dopo le salite sui Colli Euganei ci voleva proprio. Rifletto sul vero motivo per cui mi sono iscritto a questa manifestazione: la possibilità di mangiare come uno sfondato (cioè come al solito) senza i consueti sensi di colpa. E decido finalmente che proseguirò come pianificato per completare tutto il giro. Tutto sommato sono solo le 15:00 e ho un albergo prenotato a neanche 30 km di strada. Anche troppo presto. Ma è meglio così. Psicologicamente mi aiuta parecchio sapere che potrò concedermi un po' di riposo dopo 24 ore di pedalata praticamente non-stop.

Il dipartimento di matematica dell'Universita di Padova è un palazzone bianco piuttosto alto e incombente. Ed è in corrispondenza di questo e edificio che io e i ragazzi di Bassano ci salutiamo. Loro continuano verso Bassano del Grappa per concludere il percorso "Short Lake" da 400km e io proseguo sul Lungargine del Piovego per proseguire sul percorso "Classic" da 720km. Chissà  se avremo modo di incontrarci ancora, magari in un qualche altro giro in bici.

Alle 16:00 circa arrivo a Villa Pisani. La luce del pomeriggio esalta le forme della struttura architettonica. Non riesco a trattenermi dal fare qualche foto. Mi vergogno un po' di vivere in Veneto ormai da qualche anno e non aver ancora trovato il tempo di dedicare a questo monumento la visita accurata che meriterebbe.

Arrivo così alle 17:00 circa del 22 aprile al primo alloggio che ho prenotato, nei pressi di Dolo, tra Padova e Mestre, dopo 357 km e 1800 metri di dislivello positivo pedalati. Per entrare mi è stato fornito un codice tramite l'appicazione booking.com. Apro il cancello, lego temporaneamente Exalibur ad un pergolato del giardino interno dell'albergo. Smonto tutte le borse da bikepacking dalla bici. In quella anteriore ho un po' di indumenti comodi da trekking, ho scelto le cose più leggere che avessi nell'armadio, un sacchetto con il caricabatterie e vari cavetti per ricaricare luci, navigatore e cellulare, e un beauty case minimale con spazzolino e una piccola bomboletta di deodorante spray, qualche medicinale e tutte le altre cose che userò solo durante le soste in hotel. Nella borsa sottosella da 7 litri, la più grande che ho, ho tutte le cose di cui posso avere bisogno durante la pedalata. I famigerati gambali, giacca e pantaloni antipioggia, maglie di ricambio, due camere d'aria e gli attrezzi per le eventuali piccole riparazioni. Ho anche altri due borselli più piccoli, legati alla parte anteriore del telaio, nei quali tengo cose di utilizzo più frequente come il power bank, snack vari, qualche integratore, lucine cariche e un cavo d'acciaio con lucchetto per legare la bici. Prendo possesso della stanza e mi concedo un'oretta di relax totale. Solo qualche difficoltà  a entrare nel box doccia perché la porta a due ante lascia un apertura talmente ridotta che la mia panza ci passa stretta anche trattenendo il respiro. E' decisamente imbarazzante. Finita la doccia mi guardo allo specchio e giuro a me stesso che quando torno dalla Veneto Gravel mi metto a dieta. Ma oggi no. E vado a cena. Ordino un bel piatto di pasta alla gricia, che finisco in tre secondi.

 

SECONDO GIORNO 200KM

 

Alle 07:00 di mattina del 23 lascio quindi l'Hotel Villa Fini (ringrazio il gestore per la comprensione e il supporto fornitomi in relazione alle mie peculiari esigenze di cicloviaggiatore/gravellatore/bikepacker della domenica). Ricominciare a pedalare per altri 200 km, anche dopo una notte di riposo, non è facile, ma si sa che tutti i viaggi iniziano con un primo passo. Per la prima tappa avevo calcolato una velocità  media di 18 km/h su 357 km. Per la seconda di 200km mi è sembrato plausibile pianificare una media di 20 km/h. Appena partito, invece, mi rendo subito conto che non riesco a tenere neanche i 18 km/h. Capisco che oggi non sarà una quasi passeggiata, come pensavo col culo sulla sedia mentre pianificavo al PC la mia avventuretta. Continuo a pedalare un po' sottotono per un'oretta, ma scaldandomi la situazione migliora progressivamente, fino ad arrivare a Treviso, in mattinata ormai inoltrata, pedalando al mio ritmo (lento), da solo, immerso nei miei pensieri e nel dubbio se fosse o no il caso di lasciar perdere tutto e tornare a casa col primo treno da Treviso.

Arrivato in città vengo accolto dalla vivacità della vita cittadina, il percorso passa in pieno centro dove si sta svolgendo il mercato dell'antiquariato. Portando la bici a mano posso immergermi nei colori e negli odori del mercato. Il gorgoglio placido delle acque dei canali di Treviso è confortante. In Piazzetta Aldo Moro la Banda Comunale intona una versione de "Nel blu Dipinto di Blu", che vista la mattinata un po plumbea risuona come un ottimistico auspicio. Di fronte alla banda è esposta la ormai famosa Lamborghini della Polizia di Stato. Il volo e la Polizia sono due realtà  alle quali sono particolarmente legato, per motivi professionali. Una singolare coincidenza.

Durante giri di questa lunghezza, si entra in un particolare ciclo fisiologico nel quale l'umore influenza il livello di prestazione che si può esprimere. Anche il livello di riposo che si è effettuato e l'alimentazione giocano un ruolo fondamentale. Spesso ci sentiamo scarichi e demotivati, più che stanchi fisicamente, ma basta una sosta ad un bar con un bel cornettone e il morale e la motivazione risalgono a livelli che non immaginavamo. Non si tratta solo di assumere le calorie necessarie, a volte un piccolo "premietto" ci invoglia a ripartire con più tranquillità, spezzando un po' l'ansia inevitabile per i chilometri ancora da percorrere.

Lungo l'alzaia è situato il terzo Check Point presso il negozio Treviso Bike. Un panino con la porchetta e una coca cola, a un prezzo simbolico di 2,5€, la cortesia e la dedizione del personale che si presta a dare assistenza alla manifestazione sono encomiabili. Ed ecco tornata la voglia di pedalare e la curiosità di vedere il resto del percorso. Il tratto che mi aspetta è uno dei più suggestivi. La ciclabile del Sile è una vera perla cicloturistica. Moderatamente affollata, specie all'inizio, ma divertente e spettacolare, con ponticelli, passerelle, e quasi completamente costeggiata da alberi. E' attrezzata con Chioschi, punti di osservazione della fauna, bar, centri noleggio biciclette. Vale sicuramente un viaggio per andare a pedalarla. Ci sono tantissime famiglie con bambini di tutte le età, i più piccoli sui seggioli montati sul portapacchi posteriore della bici. La pedalata si fa piacevole.

Lungo questa ciclabile, mi ritrovo a pedalare insieme ad altri due ciclisti, che mi sembrano andare più o meno alla mia stessa velocità. Sembrano marito e moglie, o una coppia, e mi sembrano un po' più giovani di me. Dopo qualche ora ci saremmo presentati e sarebbero fatalmente diventati i miei compagni di viaggio per il resto dell'avventura. Ma in quel momento mi superano e li lascio andare . Perché comincio a faticare un po' a tenere il ritmo. Forse ho leggermente forzato per stare al passo di quella coppia di ciclisti, e comincio ad accusare il colpo. La ciclabile ora è decisamente molto meno affollata, Treviso ormai è diverse decine di km alle nostre spalle, e pochi si spingono fino a questo punto. Sto un po' faticando, ma continuo senza fermarmi, preoccupato dell orario stimato di arrivo, indicato dal mio navigatore gps, che continua ad aumentare inesorabilmente. La tappa di oggi termina a Conegliano, dove ho prenotato il secondo albergo. Vorrei arrivare ad un ora quanto meno decente, per fare una doccia e mangiare un boccone. Mi fisso a pensare a questo obiettivo. Non riuscire ad arrivare ad un'ora decente significherebbe riposare poco. E la tappa di domani, benché più corta, prevede la maggior parte del dislivello di tutto il giro, e sarà prevista pioggia.

Immerso in questi pensieri dimentico di alimentarmi. Ho diverse cose ancora con me. Un po' di frutta secca, qualcuno dei biscotti che mi hanno dato alla partenza col pacco gara... continuo a pedalare, ma la velocità si abbassa. La parte ombreggiata e divertente della ciclabile del Sile finisce. Sono sull'argine del Taglio del Sile. Un tratto rettilineo di strada bianca da Pontegrandi a Caposile. Sono le 13:00. Le nubi della mattina si sono ormai diradate, c'è un sole abbastanza forte e nessun albero a fare un minimo di ombra o anche solo a movimentare il paesaggio. Fa abbastanza caldo. Alla mia destra si estende la sconfinata laguna di Venezia, alla sinistra, oltre il canale Taglio del Sile, solo la trafficata via Trezze. Sono solo 10 km ma questo tratto mi sembra infinito. La temperatura è gradevole, ma c'è un forte vento contrario. La mia velocità si abbassa, e con essa il morale. Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato un momento di crisi, ed eccolo qua. Crisi nera. In questo caso sarebbe stato opportuno fare una sosta, ma il cibo ormai è poco e non c'è neanche una panchina per sostare. Non c'è traccia di altri ciclisti della Veneto Gravel. Forse sono rimasto dietro a tutti, forse dovrei mollarla qui. Smetto di pensare. Mi sforzo di andare avanti, almeno fino a Caposile. Dopo, la traccia dovrebbe svoltare verso est e il vento dovrebbe diventare meno frontale. In qualche modo arrivo a Caposile e continuo a pedalare a una velocità ridicola senza più nessuna prospettiva. Il prossimo Check Point è a Caorle, al chilometro 484. una ventina di chilometri ancora. Mi pare lontanissimo, irraggiungibile.

Due km dopo Caposile noto una struttura, un chiosco accessibile direttamente dalla ciclabile. Fermarsi non è una scelta, la sosta è inevitabile. Si tratta del chiosco Salsi 17. Moltissime bici di tutti i tipi sono parcheggiate nell'ampio prato antistante il grande chalet in legno. Molte famiglie e gruppi di amici si stanno godendo una sosta dopo aver pedalato tutta la mattina sulla ciclabile del Sile. Ci sono bambini che giocano a palla e si rincorrono. Sul prato sono disposti numerosi ombrelloni e ampi tavoli di plastica bianca. Molti sono prenotati, hanno un cartellino con un nome. Ne trovo uno non utilizzato, al sole, e chiedo di poterlo spostare all'ombra. Il personale mi riconosce immediatamente come partecipante alla Veneto Gravel. Sicuramente mi hanno riconosciuto dal numero sulla visiera del cappellino sottocasco. E' evidente che non sono il primo che si ferma. Decido di fare una bella sosta e ripartire solo una volta ricaricato completamente. E' il momento di ricorrere a quello che per me vale come gli spinaci di Braccio di Ferro. Un bel panino con la soppressa e una coca cola. So che non è il massimo da un punto di vista nutrizionale, ma l'effetto psicologico è assicurato. Alla fine la sosta dura una quarantina di minuti, e mi sento abbastanza pronto per ripartire. Rimonto in sella alla mia Exalibur. Cerco di tenere un ritmo tranquillo. E pedalo fino a Jesolo. Ora la strada bianca lascia il posto all'asfalto, il che mi aiuta a tenere una andatura più fluida e sostenuta. Dopo qualche chilometro comincio a sentirmi nuovamente abbastanza energico, la soppressa veneta comincia a fare il suo effetto. Per tagliare un po' meglio il vento contrario, ma soprattutto per provare a sgranchire un po' la schiena, provo ad assumere la famosa posizione vietata dall' UCI nel 2021, con gli avambracci appoggiati sulla parte centrale del manubrio e le mani a penzoloni. So che è una posizione pericolosa perché non si hanno le mani pronte sui freni. Ma la strada è deserta e ancora completamente rettilinea. E decido di provare. Già dopo pochi metri capisco che nel mio caso non serve proprio nulla. Il minimo vantaggio aerodinamico che ottengo è completamente annullato dalla scomodità di questa posizione. Può essere utile a professionisti di una ventina d'anni, flessibili ed elastici come molle. Non certo ad un improbabile pachiderma a pedali anchilosato come me. Comincio tuttavia a sentire di nuovo le gambe girare bene, riprendo a divertirmi come un bambino alternando presa bassa e posizioni meno "ortodosse". Sono rinato. Posso farcela.

Dopo qualche decina di minuti di pedalata, con la coda dell' occhio noto che dietro di me c'è qualcuno che evidentemente sta sfruttando la mia scia. La cosa a qualcuno può risultare fastidiosa, perchè ritiene che controvento bisognerebbe sempre darsi il cambio. A me, invece non infastidisce. Anzi un po' mi dà la soddisfazione di essere utile a qualcuno che così fatica meno. Sono un ciclista solitario abituato a contare solo su me stesso. Riconosco però che procedere in gruppo controvento consente un risparmio di energia che chi non ha mai provato non può nemmeno immaginare. Ad un certo punto mi giro per togliermi la curiosità se sia qualcuno che sta facendo la Veneto Gravel come me o qualcuno che sta semplicemente usufruendo della ciclabile. Noto invece con stupore che sono proprio i due tizi che ho lasciato andare poco prima di incappare nella mia fase di crisi da astinenza da soppressa. Non avrei mai immaginato di averli dietro. Pensavo che ormai, con quel passo, fossero arrivati chissà dove. E invece sono proprio li, dietro di me. Stento a crederci. Probabilmente hanno fatto una sosta pranzo un po' più lunga della mia, e alla fine mi hanno ripreso. Non riesco a trattenermi dal salutarli:

"Ehi ciao! Ma voi siete quelli di prima, vi ricordate che abbiamo fatto un po' di chilometri insieme?". La donna accenna un sì e si comincia a chiaccherare. Ci presentiamo. James e Katia vivono a Verona. lui ha 62 anni ed è Inglese, si occupa di commercio di vetture di lusso, e lei ne ha 47 ed è un ingegnere civile. Entrambi ne dimostrano molti meno, e glielo dico, non è un complimento campato in aria. Non chiedo in che rapporti sono. Mi piace essere discreto su queste cose e non l'ho chiesto. Alla volta di Jesolo, Katia dice:

"Ho problemi con il navigatore, la batteria non tiene, e seguire la traccia con il cellulare è un po' complicato, possiamo seguirti?" io rispondo: "nessun problema, solo che io vado ad un ritmo piuttosto rilassato. sono un ciclista un po'... slow". Sembra che la cosa non li turbi più di tanto. Del resto ci stiamo avvicinando al chilometro 480, e anche loro erano partiti nel pomeriggio di venerdì, un oretta dopo di me. Evidentemente la nostra velocità media non è poi così differente come mi era parso inizialmente. Fatto sta che James e Katia entrano nella mia esperienza alla Veneto Gravel. E li ringrazio infinitamente per aver arricchito immensamente la mia avventura, condividendo il loro cammino con il mio fino alla fine.

Il gruppo appena formatosi si arricchisce di altri partecipanti, dei ciclisti di Vicenza abbastanza allenati che cominciano a spingere davanti a velocità sostenuta (almeno per me) intorno ai 30 km/h. Probabilmente sono partiti stamattina, non ieri come me, oppure si sono fermati anche al prima notte, per pedalare più veloci durante il giorno. Altrimenti non mi spiego come possano essere lì con me a quel punto del percorso a quelle velocità ipersoniche. Passiamo all'interno della pineta di Eraclea e puntiamo verso Caorle, ma sulle ciclabili tra Eraclea e Caorle i Vicentini accelerano e si staccano e io e miei due nuovi compagni decidiamo di lasciarli andare, ormai il check point di Porto Santa Margherita è vicino.

 

Il check point è in corrispondenza del bar Fiesta di Porto Santa Margherita. Ne approfittiamo tutti per una bella sosta rigenerante. Dopo aver firmato il tabellone e timbrato il libretto di viaggio ci concediamo tutti un bel gelato e un caffè.

Sono le 16:00, e realizzo che arrivare entro sera all' alloggio prenotato a Conegliano non è più un obbiettivo così irrealizzabile. Katia e James stanno cercando un alloggio su booking.com per la notte. Ma non riescono a trovare un granchè, e non hanno ancora ben definito dove vogliano arrivare. Io invece ho già prenotato qualche giorno prima dell'evento, così ho potuto scegliere strutture a ridosso del percorso. Le regole della Veneto Gravel prevedono che si possa uscire dal tracciato ma si deve rientrare nello stesso esatto punto nel quale lo si è abbandonato. Allontanarsi dal percorso per trovare un'alloggio significa ovviamente aggiungere al giro il doppio dei chilometri che si fanno per raggiungerlo. Meglio limitare queste deviazioni. Chiamo l'albergo per definire l'orario di arrivo che avevo lasciato un po sul vago. Mi dicono che posso arrivare a qualsiasi ora voglia, meglio se entro le 23:00. e mi dà istruzioni su dove ricoverare la bicicletta per la notte. A quel punto Katia mi chiede: "puoi dirgli se ha un'altra camera per stasera?" lo faccio e il receptionist mi dice di si, ma la camera che gli rimane ha solo un letto matrimoniale, non può avere i letti separati. Lo dico a James e Katia. Loro scoppiano in una fragorosa risata e mi dicono di riferire al receptionist che, dopo 560 km di pedalata, dormirebbero anche su un letto di chiodi, purché al coperto. Adesso abbiamo anche una meta comune. Il fato ha deciso che la nostra Veneto Gravel proseguirà insieme, per noi tre. Ripartiamo e ci godiamo il passaggio nel centro di Caorle, gremito di persone a passeggio nel tardo pomeriggio domenicale. Molto suggestivo il santuario della Madonna dell'Angelo, costruito direttamente sul mare su un promotorio artificiale.

Ormai si avvicina quella che è nota come golden hour, i colori della campagna veneta si fanno caldi, verso nord, all'orizzonte, si nota il profilo delle dolomiti venete, sottolineato da qualche nube scura, ed è prorpio ai piedi di quelle montagne che dobbiamo arrivare. Il gruppo comincia a pedalare sostenuto verso Conegliano, costeggiando per gran parte del tempo il fiume Livenza. Lungo tali argini ci imbattiamo in una coppia di cicloturisti toscani. Ci fanno i complimenti per l'impresa che stiamo compiendo, sono perfettamente informati sulla VG2023. Ci dicono che loro si sono iscritti al Tuscany Trail e ci propongono di prendervi parte. Bello notare che queste zone sono meta di cicloturismo per gente proveniente da tutta la penisola.

Dopo aver salutato i cicloturisti toscani, mi rendo conto di essere ripartito dall'ultimo punto di controllo senza riempire le borracce. La tecnologia, in questi casi , può rivelarsi molto utile. Controllo sul mio navigatore quanti chilometri mancano alla prossima fontanella lungo il percorso. Ce ne dovrebbe essere una tra una decina di chilometri.

"Ragazzi tra un po' ci dovrebbe essere una fontanella, lungo questa ciclabile. Scusate ma mi devo fermare, perché sono rimasto proprio a secco!"

"Nessun problema, Renato".

Arriviamo alla fontanella, poco dopo il piccolo centro abitato di Torre di Mosto. Riempio le mie borracce e tutti ne approfittiamo per sistemarci un po'. Sono le 17:30, e la temperatura comincia a diminuire. Ci mettiamo tutti una giacca leggera. La mia bici è ferma vicina a quella di James che osserva incuriosito la mia sella:

"Renato, sai che la sella che hai sulla tua bici è di una marca inglese, come me!!"

"Lo so. L'ho presa perché il mio caro amico Gianni mi ha assicurato che è stracomoda"

"Sì, ma tu come ti ci trovi? Me la consiglieresti?"

Penso che questa sia una delle domande più imbarazzanti che si possa fare ad un ciclista. Specie ad un ciclista "diversamente" allenato, "diversamente" magro e "diversamente" giovane come me. Tanti che non amano andare in bici si chiedono come si faccia a stare "comodi" per tante ore in sella. La risposta è che non si sta comodi. Non si può. Il ciclismo, per certi versi, è una forma di masochismo. L'essere umano non è concepito per stare seduto per ore in una posizione innaturale su una superficie di pochi centimetri quadrati, scaricando gran parte del peso sulle ossa ischiatiche. Perciò non esiste una sella che possa definirsi comoda in senso letterale. Bisognerebbbe parlare di selle che permettono di pedalare quante più ore possibile, senza che la sofferenza superi il divertimento e, soprattutto, evitando di incorrere in dolori o danni fisici. Tempo fa un amico ha comprato una e-bike. Sapendo che faccio qualche chilometro e esco in bici abbastanza spesso, e reputandomi forse per questo un esperto, mi ha chiesto consiglio su quale sella montare per stare un po' più comodo. Gli ho consigliato alcuni marchi Italiani e alcune selle anche abbastanza costose. Alla fine, dopo aver speso una cospicua somma di denaro, comprandone diverse e scartandole tutte, si è adattato ad usare una sella di una marca economica e sconosciuta. In quell' occasione mi sono sentito un po' in colpa e dispiaciuto per il dispendio economico nel quale è incorso il mio amico. Da allora sono un po' titubante quando mi chiedono consigli del genere.

"Caro James, questa sella la sto usando da circa 1000 chilometri, compresi quelli che abbiamo fatto in questo giro. Che ti devo dire? Mi sembra abbastanza morbida, anche se è fatta di gomma naturale vulcanizzata. E ancora non mi sono venute le emorroidi.."

"Ho deciso! Comprerò anch'io questa sella, mi piace molto!"

 

Filiamo via abbastanza spediti per una cinquantina di chilometri fino a Oderzo, dove facciamo un'ultima sosta per rifocillarci e vestirci un po', perché ormai è sera e la temperatura si sta abbassando rapidamente. Arrivare a Conegliano non è proprio facile, gli ultimi chilometri sono tutti un alternanza di argini, strade sterrate e svolte improvvise. C'è ancora da stare concentrati per non perdere la traccia. La batteria della luce mia anteriore montata sul supporto del Garmin è quasi scarica e la luce è entrata in modalità risparmio energetico, diminuendo parecchio di intensità. Ho un'altra luce più grande carica e un power bank. Ma dovrei fermarmi, per prenderla dalla mia borsa sottosella e montarla. Ormai i chilometri sono veramente pochi, siamo già nel Comune di Conegliano. Un paio di volte giriamo in tondo come indiani intorno al fuoco per ritrovare la giusta direzione.

Arriviamo finalmente a Conegliano alle 21:30 circa, giusto in tempo per una pizza alla pizzeria Al Fogher, scelta per la sua vicinanza all'Hotel Cristallo dove abbiamo prenotato. Durante la cena Al Fogher, abbiamo modo di chiaccherare e aprirci un po' davanti a una bella birra. James e Katia sono due veri avventurieri, fanno tantissimi sport. Scialpinismo, arrampicata, kite surf. Katia è molto forte nel triathlon. Dedicano molto tempo allo sport e spesso lo fanno insieme. Verona è in una posizione perfetta per dedicarsi a tantissime attività diverse. Una parte di me vorrebbe prendere esempio da loro. Ma io sono poco costante negli allenamenti, mangio come un porco e ho la panza. Tuttavia ad una certa età si comincia ad essere indulgenti verso se stessi, e non voglio che le mie passioni diventino un ulteriore fonte di stress che si va ad aggiungere a quello della normale vita lavorativa e familiare. Sto facendo questo giro, per alcuni può sembrare una cosa estrema e massacrante, ma sono in ogni momento pronto a riconoscere se sarà  il caso di mollare. Il bello di un giro in bici su strade e ciclabili è

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