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Racconti

venerdì 04 settembre, 2015

Matteo Grioni e la sua PBP 2015

Matteo Grioni e la sua PBP 2015

Riuscire a descrivere e raccontare tutte le emozioni provate durante questa avventura è un’impresa difficile quasi quanto l’essere riuscito a raggiungere il traguardo, ma ci voglio provare!

Un po’ di storia: la Parigi Brest Parigi è una corsa ciclistica non-stop della lunghezza di 1230 km, nata nel 1891 e diventata oggi una randonneè che si disputa ogni 4 anni; definita l’Olimpiade del ciclismo, è da percorrere in un tempo massimo di 90 ore; la definirei, insomma, un “Rave party” per 6000 malati di bicicletta provenienti da tutto il mondo.

 

 

Io e Daniele, il mio fidato compagno di tutti i brevetti di qualifica (200 300 400 600 km fatti fra marzo e maggio 2015), abbiamo prenotato la partenza per lo scaglione J delle 18 di domenica 16 Agosto.

L’unico vero errore lo commettiamo subito, arrivando troppo stanchi alla partenza: il viaggio assieme al mitico Fabio (81h… un grande), il trasporto delle bici, il controllo dei documenti e delle biciclette, la sistemazione dei bagagli, la nottata agitata etc… ci fanno disperdere non poche energie.

Nonostante questo, siamo carichi e l’aria di festa e incoraggiamento che troviamo lungo tutta la zona adiacente al velodromo - dove è posta la partenza - ci incoraggia parecchio.

Prima di arrivare in griglia, oltrepassiamo tutti i cancelli di smistamento, che non fanno altro che aumentare la tensione; ma siamo carichi! Ci sono anche Luciano (al quale siamo molto affezionati) e Fabio, ciclisti corsichesi che vengono a salutarci alla partenza, grandissimi!

Domenica ore 18.01, parte la nostra avventura.

Le strade sono gremite di gente che incoraggia e applaude; mai provata un’emozione del genere... e tutto ci “gasa” in maniera incredibile!

Si viaggia in gruppo e c’è tanta voglia di spingere per portarsi il più avanti possibile, bisogna stare molto attenti in questi primi km.

La prima notte arriva, la più dura. Dopo solo 100km, all’imbrunire, si vedono i primi ciclisti sdraiati a bordo strada a dormire (così presto? mistero) e iniziamo a faticare parecchio. Ci sono 8 gradi, in salita ci superano tutti, c’è un buio pazzesco, siamo già stanchi… i primi dubbi si insinuano: ce la faremo?

Arriva finalmente l’alba, che in bretagna è oltre le 7 del mattino, e questa lunghissima notte è passata, ora ci portiamo avanti con la luce.

I km passano e ci rendiamo conto che non esiste un solo metro di pianura (il dislivello finale sarà di 12000 metri), ma piano piano ingraniamo e passiamo i primi dei 15 controlli previsti.

Mortagne, Villaines, Fougeres, Tinteniac.

Verso le 14.30 di lunedì siamo a Quedillac - km 389 - e qui arriva la mia prima crisi: per qualche minuto sono svogliato, stanco, inappetente… ma due belle baguette mi fanno passare tutti i pensieri… si riparte a bomba!

Arriviamo al controllo di Loudeac verso le 17 - km 449 - dove ceniamo e lasciamo Alessandro (che sembra voglia abbandonare, ma lo incontreremo poi all’arrivo… bravo!) e ripartiamo con Fausto e i suoi due amici.

Alle 19, dopo 25 ore senza sosta e 469 km nelle gambe, decidiamo che è ora di riposare: doccia e dormita dalle 19.45 alle 23.45.

La sveglia è una delle tre cose più tragiche che abbia vissuto durante la PBP: stanchezza, brividi, pensieri tipo “Sei un cretino! Ma chi te l’ha fatto fare?” mi riempiono la testa. Che fare? Vestirsi e rimettersi in sella… dopo pochi minuti si dimentica tutto!

Ripartendo verso mezzanotte, la notte fortunatamente è più corta…. purtroppo, però, ancora più fredda. A Roc Trevezel, uno scollinamento lungo 15 km di salita prima di Brest,  tocchiamo i 5 gradi; Daniele si accorge di aver dimenticato i gambali all’ultimo controllo e si trova in pantaloncini corti… eroico!

Verso le 7 del mattino di martedì provo l’emozione più grande di tutta quest’avventura: arriviamo al ponte di Brest! Sarà l’idea di essere a metà, sarà l’adrenalina, sarà la stanchezza… ma un’emozione del genere in bicicletta non l’ho mai provata!

 

 

Dal controllo di Brest, ripartiamo verso le 9:45 con un compagno in più, Mattia di Bergamo, conosciuto durante i brevetti di qualifica; pedaleremo con lui gran parte del ritorno. Ridiamo un sacco, perchè lui va più forte di noi, ma ha sbagliato totalmente il bagaglio ritrovandosi una bici con 10 kg in più delle nostre; la sua prestazione, pertanto, è livellata alla nostra.

Martedì lo ricordo davvero come il giorno più bello, sembra quasi un giorno di festa; si pedala con tanti italiani, ci riconosciamo dalla divisa della nazionale, si ride e scherza, incontriamo anche Gianni di Cologno, con il suo bellissimo titanio Davidoss.

Tutta quest’aria di festa la pagheremo la sera; verso mezzanotte abbiamo un ritardo sulla nostra tabella di marcia e la sosta prevista di 5 ore di sonno si riduce a sole 3, per non andare fuori tempo massimo. Ci fermiamo al km 830, doccia e poi a letto alle 00.30.

La sveglia delle 3.30 è la seconda cosa più tragica che ho vissuto durante la PBP: stanchezza, brividi, di nuovo pensieri tipo “Sei un cretino! Ma chi te l’ha fatto fare?” mi riempiono la testa. Che fare? Rivestirsi e ripartire… tanto dopo pochi minuti si dimentica tutto… o quasi!

Durante la notte pedaliamo e chiacchieriamo per qualche km con il team Testa, guidati dal capitano Cecilio, con la sua bellissima Specialized (alla sua quarta partecipazione alla PBP, complimenti!).

E’ mercoledì ormai: Quedillac, Tinteniac, Fougeres… ripercorriamo tutta la strada fatta all’andata, ma nell’altro verso… ed io non mi ricordo davvero nessun paesaggio, sono proprio messo male!

Incontriamo anche il presidente Luca, anche lui alla quarta partecipazione alla PBP, big respect!

 

 

Sosta veloce a un baracchino famossimo (Tanniere), dove servono bevande e cibo gratuito. E’ incredibile come la gente della zona abbia così tanta passione per la PBP: baracchini ovunque, per rifocillare noi poveri randagi, in maniera totalmente gratuita… grandiosi!

Dopo questa sosta, Daniele parte a 40 km/h e forma un treno dietro di lui: ma che cosa ha nella borraccia? Ci fa recuperare davvero parecchio sulla tabella di marcia.

Arriviamo a Villaines, al km 1009, con un bel gruppetto di Italiani: Fausto e i suoi amici, che si fermano in camper; Mattia e Umberto, con i quali mangiamo. L’arrivo a questo controllo è meraviglioso: centinaia e centinaia di persone ad accogliere e applaudire, c’è pure lo speaker che incita il pubblico per il nostro arrivo.

Facciamo una sosta più lunga e ci godiamo questo bel controllo, festeggiando i 1000km con una super cena abbondante… Daniele voleva pure mangiarsi la carne d’esposizione!.

Ripartiamo con diversi acciacchi. Daniele lotta contro un fastidioso dolore al sedere e alle mani; io, invece, non sento più i piedi…dai, mancano solo 200 km!!!

Arriviamo al controllo di Mortagne mercoledì sera, alle 20.30; siamo al km 1090, non sappiamo se ripartire o fermarci un’oretta, nel dubbio chiediamo consiglio tramite whatsapp ad Andrea, che durante tutto il percorso (e soprattutto durante tutti questi mesi di preparazione) ci ha seguiti e incoraggiati. Il suo responso è chiaro: ripartire!

Ultimo controllo di Dreux, ore 2.11; siamo al km 1165, mancano solo 65 km; ma ripartire è impossibile. Gli ultimi km percorsi sono stati troppo pericolosi, rischiavamo di cadere a causa dei colpi di sonno. A questo punto ci lasciamo andare stremati, io per terra e Daniele sul tavolo.

Alle 4, dopo una colazione di 4 brioches a testa, recuperiamo le energie… manca davvero poco! Daniele tira fuori una perla che rimmarrà per sempre nel mio cuore: “alla fine delle storie d’amore, si ricordano solo i momenti brutti… andiamo a mettere fine a questa brutta storia d’amore!” e ripartiamo subito.

In questi ultimi km riesco a tenermi sveglio e concentrato pensando solo ad un’unica cosa: gli Aristogatti! Mi immagino il maggiordomo Edgar, scorrazzare con il suo sidecar, con i mici nella cesta per queste campagne alle porte di Parigi, sono decisamente in fase psichedelica!

Mancano 30 km, inizia a piovere, di colpo sento un botto dietro di me: Daniele a terra, che spavento!!!

Fortunatamente non succede nulla, solo qualche abrasione; Daniele è un osso duro, una semplice perdita di equilibrio causata dal pantalone incastrato nella sella. Meno male, si rischiava di perdere tutto proprio ora.

 

Alle 8.14 di giovedì mattina arriviamo a Parigi!!! 86h 13min... 1230km! Ce l’abbiamo fatta!

Nella mia testa, in questi mesi, mi immaginavo un arrivo trionfale, con fiumi di lacrime e gloria, il sogno di una vita realizzato… e invece no.

Non riesco a rendermi conto se io sia triste o felice, non riesco a provare nessuna emozione, non mi sembra nemmeno di aver compiuto un’impresa, mi sento una persona normale, come tante altre all’interno del velodromo… solamente tanto stanca.

 

La nostra avventura si conclude qui.

Non voglio ringraziare nessuno per nome, tutti i messaggi ricevuti su whatsapp e sulle foto di facebook e i “mi piace” me li porto nel cuore… non li dimenticherò mai.

Beh dai... almeno Daniele lo posso ringraziare, l’ho fatto arrabbiare davvero parecchio con le mie domande stupide, tipo questa: dopo 1000 km gli chiedo… “sei stanco?” ahahaha… immaginate la sua risposta!

 

P.S.: per i più attenti, volete sapere che cos’è stata la terza cosa più tragica?

Immaginate la scena: dopo i vari festeggiamenti all’arrivo, riprendiamo le nostre bici e, con i bagagli in spalla, pedaliamo di nuovo sotto la pioggia fino all’albergo. Ci stanno per consegnare le chiavi della stanza, sto già pregustando la doccia calda e una bella dormita... quando suona il cellulare di Daniele; lui risponde,  il suo sguardo diventa cupo, due chiacchiere e poi la telefonata si chiude con queste parole: “Sì sì… ora glielo dico”.

Mette il suo telefono dolcemente nella tasca, si avvicina... che cosa mi dovrà mai dire?

“Matteo, era Laura... hai perso il cellulare, devi tornare a recuperarlo al Velodromo”

NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!

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